22 marzo 2024, giornata mondiale dell’acqua: quale?
22 marzo. Giornata mondiale dell’acqua. Primavera appena iniziata. Le gemme rigonfie sugli alberi e i fiori che sbocciano ci ricordano i neonati (fatti al 75% di acqua) e quanto questo fluido sia la matrice degli organismi viventi sul Pianeta Terra. Al Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua del 2012 (quello dei movimenti, da non confondersi con il ‘World Water Forum’ delle multinazionali), tenutosi a Marsiglia, lo slogan fu Eau source de vie, pas de profit: acqua sorgente di vita e non di profitto.
Vero, ma anche falso.
Nel libro-inchiesta di PeaceReporter del 2009 intitolato “Guerra alla terra”, con prefazione di Gino Strada, si parla di conflitti nel mondo per la conquista delle risorse. Il libro fa risalire le radici del conflitto israelo-palestinese alla gestione delle riserve di acqua dolce per uso idropotabile e agricolo, e alla pratica discriminatoria adottata dal Mekorot (la compagnia idrica nazionale di Israele) fin dal 1937, anno della sua nascita, nei confronti del popolo palestinese. L’acqua è anche sorgente di conflitto.
I diritti di utilizzo dell’acqua sono quotati a Wall Street dal dicembre del 2020. Sono i cosiddetti “Water Futures”, che assoggettano una risorsa universale, un bene comune, alla speculazione internazionale. L’acqua è anche sorgente di profitto.
Nella primavera del 2023 la Romagna è andata sott’acqua, inondando per un certo periodo anche il terreno mediatico. Le immagini degli alvei dei fiumi in secca fanno meno scalpore, ma la siccità non è che il rovescio della medaglia degli eventi climatici estremi. L’acqua è anche sorgente di sensazionalismo giornalistico e devastazione ambientale.
Veniamo a oggi. Veniamo a Ferrara. Cittadinanzattiva ha certificato che la tariffa dell’acqua nella nostra città è la più salata della Regione, seconda soltanto a Rimini. Che il nostro acquedotto è il più malmesso, con perdite al 40,2%. Secondo i dati di accesso al bonus sociale idrico, deteniamo inoltre il record di povertà idrica dell’Emilia-Romagna. Tutto questo è lo specchio della privatizzazione, che massimizza il profitto (vale a dire i dividendi degli azionisti), impoverisce il servizio e il lavoro, e disperde la preziosa, nonché scarsa risorsa-acqua. L’acqua è anche sorgente di ingiustizia sociale.
Nel 2011, in Italia, la maggioranza assoluta della popolazione ha votato sì al referendum sull’acqua bene comune e sì alla sottrazione del servizio idrico alle logiche di mercato. Il percorso è stato costruito dal basso, sul territorio. Uno studio condotto dall’Istituto Cattaneo di Bologna ha evidenziato che il 16% (oltre quattro milioni di persone) di chi si è recato alle urne ha dichiarato di aver preso parte in prima persona alla campagna. L’acqua è dunque sorgente di mobilitazione popolare.
Nel 2027 scadrà la concessione del servizio idrico a Hera. La prossima Giunta potrà scegliere se mantenere lo status quo o impegnarsi a rendere nuovamente pubblico questo servizio fondamentale. La Comune di Ferrara si impegnerà per far sì che l’acqua torni davvero a essere un bene comune.