CONSIDERAZIONI SULLE PROSPETTIVE ECONOMICHE E SOCIALI DI FERRARA
Un’Amministrazione accorta, in relazione alla situazione economica e sociale del proprio territorio di competenza, dovrebbe ragionare in prospettiva, considerando un arco di tempo di almeno alcune decine di anni. Lo deve alle “nuove generazioni”: i giovani di oggi e i cittadini futuri, i nostri figli e nipoti, presenti e potenziali. Per fare questo è necessario elaborare un progetto, che partendo dall’analisi della situazione presente, contenga gli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi ritenuti auspicabili.
Pensiamo che tali obiettivi siano il contenimento della povertà (assoluta e relativa), la riduzione delle differenze sociali e la garanzia per tutti del godimento dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione della Repubblica. In altre parole ciò significa contribuire, in quanto articolazione dello Stato, a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” (Articolo 3 della Costituzione Italiana)
A Ferrara i dati sul mercato del lavoro non sono incoraggianti: il tasso di attività è il più basso della Regione e la Provincia perde occupati (nel 2022 ne ha persi 4000). La povertà è in aumento, come testimoniano le realtà di volontariato che se ne occupano (il Comune ha cessato le attività di rilevazione su questo fenomeno, come su occupazione e redditi, nel 2019). L’agricoltura, come del resto l’industria, sta attraversando un momento critico (anche per effetto del riscaldamento globale) non soltanto nella nostra provincia, di fronte alla necessità di una transizione ecologica e tecnologica, che richiederebbe certamente una maggiore consapevolezza da parte degli operatori del settore.
Neppure il turismo se la passa bene (è ancora deficitario in termini di presenze rispetto al 2019) nonostante il massiccio investimento da parte del Comune per la sua promozione. In effetti la prospettiva sulla quale punta l’attuale Amministrazione sembra essere questa, se si pensa alle innumerevoli iniziative a fronte di una praticamente inesistente politica industriale.
Ma è davvero al settore turistico che si può legare la speranza di un futuro più equo e più ambientalmente e socialmente sostenibile? Innanzitutto quale turismo? Il modello adottato da questa Amministrazione, basato sulla quantità degli eventi e sulla loro eterogeneità sembra non funzionare. I dati su arrivi e presenze sembrano confermare la modalità “mordi e fuggi”, che vede come protagonisti visitatori provenienti da un raggio geografico limitato. Il calo degli stranieri conferma questa impressione. Andrebbe avviata un’analisi specifica sulle ricadute della politica “culturale” del Comune sui diversi soggetti economici (di quella annunciata e affidata all’Università di Ferrara, sull’impatto dei grandi eventi, non si è ancora vista traccia).
Anche ammettendo che il settore decolli, quale sarebbe il suo impatto sociale? Sarebbe in grado di garantire gli obiettivi definiti in premessa? Un recente saggio di Alessandra Coin, “Le grandi dimissioni”, descrive i settori della ristorazione e dell’accoglienza (insieme alla sanità) come quelli che, dopo la pandemia, hanno conseguito il record delle dimissioni volontarie. La ragione è legata alle pessime condizioni di lavoro: bassi salari, precariato, scarsa qualità dei contratti e loro mancato rispetto, lavoro nero, discriminazioni di vario genere. Un’indagine di Almalaurea del 2023 condotta tra i laureati del Corso da Manager degli Itinerari Culturali dell’Università di Ferrara, mostra che sui laureati dell’anno precedente che lavorano (66,7% tra gli uomini e 37,5% tra le donne), gli assunti a tempo determinato sono il 75%, confermando che anche tra gli addetti più qualificati la precarietà è la regola. Poiché, come dimostra la Coin, anche i settori della cultura e della GDO (quest’ultimo in continua espansione) presentano problemi analoghi, è facile prevedere che uno sviluppo turistico associato ad un declino del secondario e del terziario di qualità, anche ipotizzando una stabilità dell’agricoltura, porterebbe ad un impoverimento complessivo del Comune. Una ricerca sulla realtà del Salento, dove il turismo è letteralmente esploso, è arrivata a questa conclusione.
Valutando poi in prospettiva, pensando alle pensioni maturate con il nuovo sistema pensionistico (Fornero e successivi interventi peggiorativi) e frutto di una carriera discontinua e caratterizzata da un basso salario, la realtà sociale futura si presenta come drammatica: i lavoratori poveri saranno pensionati ancora più poveri, e alla crisi del welfare universale si sommerà il drastico ridimensionamento di quello familiare. Questo per la maggioranza della popolazione, mentre chi avrà beneficiato dell’incremento della rendita immobiliare, effetto perverso dello sviluppo turistico, si troverà in una situazione comparativamente migliore, con il risultato di un aumento delle disuguaglianze. È evidente quindi come sia necessario un intervento forte e consapevole da parte della Pubblica Amministrazione, che sia in grado di far evolvere in modo equilibrato la struttura economica locale nell’ottica ormai imprescindibile della conversione ecologica, tale da mettere a disposizione dei giovani che escono dai percorsi formativi locali occasioni da lavoro qualificate anche nei settori dell’industria e del terziario avanzato. La storia e le risorse culturali e industriali della città consentono di agire in questo senso.
Inoltre il Comune, sull’esempio di quanto già messo in atto da diverse Amministrazioni (tra le altre Livorno e Firenze), dovrebbe impegnarsi per migliorare le condizioni di lavoro sul territorio di sua competenza. In particolare pensiamo all’introduzione nei bandi gara, per la realizzazione di opere o per la prestazione di servizi, del vincolo secondo cui devono essere applicate le condizioni previste dai contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, e comunque che la retribuzione oraria non sia inferiore ai 9 euro/ora. La misura dovrebbe naturalmente essere applicata anche nei casi di subappalto.
Il Comune inoltre dovrebbe impegnarsi nella lotta al lavoro nero, affiancandosi nell’attività di controllo alle istituzioni preposte (INPS e Ispettorato del Lavoro), e limitare per quanto possibile il ricorso al lavoro precario. Un affiancamento delle istituzioni succitate è necessario anche al fine della prevenzione degli incidenti sul lavoro, attraverso il controllo puntuale delle norme sulla sicurezza.
Va infine programmato un piano di assunzioni che consenta di acquisire tutte le competenze tecniche necessarie a garantire ai cittadini e alle imprese di avere tempestivamente le risposte necessarie alle loro richieste, di rendere l’Ente in grado di gestire autonomamente l’attività di programmazione e pianificazione e di consentire di riportare all’interno le attività esternalizzate negli anni passati.
Sergio Golinelli
Insegnante in pensione
Candidato nella lista de La Comune di Ferrara