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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Autore: Arianna Chendi

Rischio idraulico: quali misure di prevenzione e gestione?

Il nostro territorio, in particolare Ferrara, è tra i più vulnerabili al rischio idraulico, come dimostrato dagli eventi meteorologici degli ultimi anni.

Gli studi dimostrano che il bacino del Po è particolarmente esposto al rischio di esondazione a causa della mutazione climatica (che non ci stancheremo mai di ricordare che è causata dal sistema di produzione e consumo umano che non è sostenibile), che aumenta la frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi come piogge torrenziali e siccità.
La siccità rende il terreno più impermeabile, aumentando il
rischio di alluvioni durante le piogge successive. L’aumento di piogge intense e concentrate in brevi periodi sovraccarica il sistema fluviale, sia causando piene improvvise che possono superare la capacità degli argini e delle infrastrutture idrauliche, sia a causa dell’incapacità delle reti di scolo e fognarie di gestire le forti piogge. Anche l’urbanizzazione e la conversione agricola delle aree di espansione naturale del fiume riducono la capacità di assorbimento durante le piene, aumentando il rischio di esondazioni.

Direttive europee e Decreti impongono agli Stati membri di valutare e gestire il rischio di alluvioni tramite mappe di rischio, mappe di pericolosità e Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA). I Comuni sono tenuti a dotarsi di un Piano Comunale di Emergenza per la gestione del rischio idrogeologico e di esondazione.

Cosa chiediamo al Comune con questa interrogazione?  Vai al testo integrale

Pianificazione preventiva:

È stato aggiornato il Piano Comunale di Emergenza per includere il rischio di esondazione del Po?

Quanti aggiornamenti sono stati fatti alle mappe di rischio negli ultimi 5 anni?

Il Piano Intercomunale di Protezione Civile è allineato alle più recenti indicazioni del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA)?  Ci sono discrepanze da superare?

Manutenzione delle infrastrutture:

Quante risorse sono state spese per la manutenzione delle infrastrutture idrauliche negli ultimi due anni?
◦ Il Comune collabora con i Consorzi di Bonifica per la manutenzione costante?

Gestione dell’emergenza:

Quali risorse sono disponibili per il Centro Operativo Comunale (COC) in caso di esondazione?

Esistono protocolli chiari per comunicare con i cittadini in caso di emergenza?

Sensibilizzazione della popolazione:

Sono state organizzate campagne di informazione e simulazioni per i cittadini?

Come vengono coinvolti i cittadini nella pianificazione delle misure di emergenza?

Promozione della resilienza del territorio:

Il Comune ha partecipato a bandi per finanziare interventi di mitigazione del rischio?

Sono stati promossi interventi di riqualificazione come la creazione di aree verdi?


Piano Ospedaliero:

Esiste un piano di emergenza ospedaliero aggiornato per la protezione delle infrastrutture e il trasferimento dei pazienti?

Sono state identificate aree sicure negli ospedali e predisposte procedure per la classificazione dei pazienti?

Il nostro obiettivo è garantire la sicurezza di tutti i cittadini.

Chiediamo trasparenza e interventi concreti per proteggere la nostra comunità dal rischio idraulico. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi di questa interrogazione e sulle risposte che riceveremo.

Liberiamo Ferrara da Hera 1

♻️ Iniziamo la campagna d’informazione in prossimità della decisione per l’affidamento del servizio dei rifiuti urbani a Ferrara

Ripubblicizziamo la gestione dei rifiuti urbani a Ferrara!#

Negli ultimi 5 anni, dal 2019 al 2023, Hera, complessivamente, cioè nell’insieme dei territori in cui è presente e per i vari servizi offerti (acqua, rifiuti, distribuzione gas e elettricità), e in termini cumulati, sommando i dati di tutti i 5 anni, ha realizzato utili per circa 1 miliardo e 702 milioni di Euro e distribuito dividendi agli azionisti, privati e pubblici, per circa 896,5 milioni di Euro.

🧐 Se guardiamo al solo  servizio rifiuti del Comune di Ferrara, ogni anno i cittadini ferraresi versano come profitti garantiti a Hera circa € 700.000 , risorse che potrebbero servire per diminuire le tariffe e/o aumentare gli investimenti in una gestione pubblica, che non deve realizzare profitti, ma solo garantire un equilibrio tra costi e ricavi 💸

Forum Ferrara Partecipata
Rete Giustizia Climatica Ferrara#
#liberiamoFerraradaHera

Inserimento sociale e lavorativo di persone coinvolte nel sistema penale

Interrogazione sulla programmazione di zona relativa al progetto “Territori per il Reinserimento Emilia-Romagna” (TPR-ER). Vai al testo dell’interrogazione

Il progetto “Territori per il Reinserimento Emilia-Romagna” (TPR-ER) ha obiettivi importanti per l’intera comunità, oltre che per la popolazione detenuta, come l’aumento della sicurezza e della coesione sociale, attraverso il reinserimento sociale, lavorativo e abitativo, fattori cruciali per ridurre il rischio di recidiva.

Quando le persone in esecuzione penale hanno opportunità di lavoro, alloggio e inclusione sociale, sono meno propense a commettere nuovi reati.

Un obiettivo rilevante del progetto è un utilizzo efficiente delle risorse, mirando a creare un sistema integrato di interventi capace di utilizzare le risorse in modo più efficiente e coordinato. Per essere raggiunto, risulta fondamentale una programmazione di zona efficace ed attenta, che coinvolga attivamente i diversi soggetti del territorio.

L’amministrazione comunale, a tal fine, come stabilito dalla Regione, è tenuta a coinvolgere diversi soggetti, inclusi gli enti del terzo settore. Gli articoli 55 e 56 del Codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017), infatti, sottolineano come le Amministrazioni comunali possano co-programmare e co-progettare in un contesto di Amministrazione condivisa con il Terzo Settore l’insieme di servizi o interventi di interesse generale.

Nel contesto ferrarese, con l’interrogazione presentata si desidera verificare che via sia stata una reale inclusione di tutti gli attori interessati nella fase di programmazione. A tal proposito, mira a chiarire diversi punti critici:

• Coinvolgimento degli enti del terzo settore: chiediamo se siano stati convocati incontri specifici per coinvolgere gli enti del terzo settore, in particolare quelli già attivi in progetti con la popolazione detenuta o dimittente. Se sì, quali soggetti sono stati formalmente invitati a partecipare alla fase di programmazione di zona, con particolare riferimento al CLEPA Comitato locale esecuzione penale adulti, e ai rappresentanti del volontariato, delle associazioni datoriali, dei servizi sanitari e altri portatori di interesse.

•Ripartizione dei fondi: Desideriamo sapere quali criteri siano stati utilizzati per la ripartizione dei fondi tra le diverse aree di intervento a livello locale, in conformità con quanto stabilito dalla Regione.

• Trasparenza e diffusione delle informazioni: È fondamentale conoscere le misure adottate per garantire la trasparenza e la diffusione delle informazioni relative alla programmazione di zona e all’attuazione del progetto TPR-ER nel nostro territorio.

•Azioni specifiche per i dimittendi: È importante chiarire se siano state previste azioni specifiche per i dimittendi dal carcere, e se siano state valutate le segnalazioni dell’equipe della casa circondariale in merito ai percorsi di uscita.

•Monitoraggio dei progetti: Vorremmo sapere se esistono verbali delle riunioni mensili svolte dall’equipe composta da Comune, Asp, AUSL, UEPE, Uffici esecuzione penale e Centro Servizi Volontariato e quanti sono i progetti di inclusione realizzati negli ultimi 5 anni.

Interpellanza sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili del Comune di Ferrara.

Di seguito il testo dell’interpellanza.

Per chiarire e approfondire il tema della PFAS vedi l’articolo realtivo  in questo stesso sito

Vedi la risposta del vicesindaco Alessandro Balboni

Al Signor Sindaco
Al Presidente del Consiglio Comunale
OGGETTO: INTERPELLANZA sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili del Comune di Ferrara.

Premesso che:

  • Greenpeace ha recentemente divulgato i risultati di una campagna di analisi sulla presenza di PFAS nelle acque potabili di 235 comuni italiani, inclusa Ferrara.
  • I risultati delle analisi indicano che Ferrara è il secondo comune in Italia per presenza di acido trifluoroacetico (TFA) con 375,5 nanogrammi per litro, e l’ottavo per la “somma di PFAS” con 43,3 ng/l1, sesto posto in regione per valori massimi di PFOA (3,6 ng/l) e al quinto per valori massimi di PFOS (2 ng/l), sostanze ritenute preoccupanti per la salute.
  • L’esposizione ai PFAS, noti anche come “sostanze chimiche eterne”, è stata associata a problemi di salute come rischio cancerogeno, disturbi del sistema immunitario, danni al fegato, al sistema endocrino e al sistema riproduttivo.
  • L’acido trifluoroacetico (TFA) è un PFAS a catena ultra-corta che, pur non rientrando nei parametri della “somma di PFAS” definiti dalla direttiva europea, desta preoccupazione nella comunità scientifica.
  • La normativa attuale (D.lgs. 23 febbraio 2023, n. 18) rimanda all’inizio del 2026 la regolamentazione dei PFAS nelle acque potabili nazionali.
  • La direttiva europea 2020/2184 prevede un valore limite di 100 ng/l per la “somma di PFAS” ritenuti preoccupanti nelle acque destinate al consumo umano.
  • Hera, gestore del servizio idrico nel Comune di Ferrara, ha dichiarato di eseguire monitoraggi sui PFAS, nonostante l’applicazione dei limiti sia prevista solo dal 2026.
  • Diversi paesi europei e gli Stati Uniti hanno adottato limiti più restrittivi per i PFAS nelle acque potabili, ritenuti più efficaci per la tutela della salute umana.

Considerato che:

  • È fondamentale garantire ai cittadini l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata.
  • È necessario conoscere in dettaglio i risultati dei monitoraggi effettuati da Hera nel territorio ferrarese, inclusi i punti di campionamento, il numero di analisi effettuate e i valori riscontrati per i parametri “somma di PFAS”, PFOA e PFOS13.
  • È importante avviare il monitoraggio del TFA, vista la sua pervasività e la mancanza di regolamentazione.
  • Il Comune di Ferrara, in quanto socio pubblico di Hera e responsabile della salute pubblica, ha il dovere di agire per tutelare la salute dei suoi cittadini.

Interpella il Sindaco per sapere:

  1. Quante analisi sono state effettuate da Hera nel periodo 2020-2024, specificando il numero di campioni prelevati nell’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro e in altri punti di campionamento nel territorio comunale, nonché i valori specifici riscontrati per la “somma di PFAS”, PFOA e PFOS.
  2. Se il Comune intende richiedere la pubblicazione dei risultati dettagliati delle analisi condotte da Hera per garantire trasparenza e informazione ai cittadini altamente preoccupati e confusi dalle notizie apparse sulla stampa.
  3. Se il Comune intende avviare un piano di monitoraggio periodico (mensile) dei PFAS, compreso il TFA, nelle acque destinate alla produzione di acqua potabile e nelle acque destinate al consumo umano, e quali azioni intende intraprendere nel caso si riscontrassero concentrazioni superiori ai limiti di legge o, comunque, superiori ai parametri considerati a tutela della salute.
  4. Se il Comune intende farsi promotore di un progetto sperimentale, in collaborazione con Hera e l’Università di Ferrara, per approfondire le conoscenze e l’efficacia dei sistemi di trattamento delle acque rispetto al TFA14.
  5. Quali misure concrete intende adottare il Comune per tutelare la salute dei cittadini di fronte alla contaminazione da PFAS, anche in considerazione degli studi che dimostrano i legami tra esposizione a PFAS e problemi di salute.
La Presidente Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara
Consigliera Anna Zonari

PFAS a Ferrara? I risultati delle analisi fatte da Hera servirebbero a fare maggior chiarezza.

Recentemente Greenpeace ha divulgato i risultati di una importante campagna sulla presenza di alcune sostanze dette PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) nelle acque potabili di 235 comuni d’Italia.

Ferrara è fra questi, purtroppo i risultati non sono i migliori: in particolare Ferrara risulta il secondo Comune in Italia per presenza di acido trifluoroacetico TFA (375,5 nanogrammi per litro) mentre è ottavo in Italia per “somma di PFAS” (43,3 ng/l), sesto in regione per valori massimi di PFOA (3,6 ng/l) e quinto in regione per valori massimi di PFOS (2 ng/l), che sono due fra le sostanze che destano più preoccupazione per la salute.

La campagna di Greenpeace Acque senza Veleni, svolta tra settembre e ottobre 2024 per verificare la contaminazione da PFAS dell’acqua potabile in tutte le regioni d’Italia, è nata per rispondere alla crescente preoccupazione della popolazione e per sopperire alla mancanza di dati pubblici a riguardo.

Infatti l’attuale normativa sulle acque potabili (D.lgs. 23 febbraio 2023, n. 18) rimanda a inizio 2026 la regolamentazione di queste sostanze nelle acque potabili nazionali, quando entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che prevede un valore limite pari a 100 ng/l relativamente alla presenza complessiva di 24 specifici PFAS (detto somma di PFAS) ritenuti preoccupanti per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano.

Greenpeace inoltre mette l’attenzione su un parametro, l’acido trifluoroacetico TFA che ancora sfugge alla normativa ma che desta preoccupazioni nella comunità scientifica. In sintesi Greenpeace chiede di garantire a tutte e tutti un diritto minimo essenziale: l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata.

In particolare si chiede di:

  • varare una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in Italia
  • definire limiti più severi alla presenza di PFAS consentita nelle acque potabili, allineando tali soglie a quelli vigenti in altre nazioni come Stati Uniti e Danimarca
  • garantire a tutta la popolazione l’accesso ad acqua potabile priva di PFAS
  • fissare per le industrie un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni matrice (acqua, aria, suoli) oltre a limiti restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi;
  • supportare i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale che faccia a meno dei PFAS, puntando su soluzioni alternative già disponibili.

Purtroppo i media generalisti ne hanno fatto la nuova occasione di allarmismo, non aiutando a comprendere adeguatamente la situazione e costringendo i gestori a correre ai ripari con comunicati stampa di rassicurazione.

Proviamo a capire meglio.

L’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) spiega bene di cosa si tratti.

I PFAS sono un vasto gruppo (diverse migliaia) di sostanze chimiche di sintesi utilizzate dagli anni ‘40 per le loro proprietà di resistenza all’acqua, al grasso e alle macchie in prodotti come pentole antiaderenti, imballaggi per alimenti, indumenti idrorepellenti e schiume antincendio. Anche le sostanze attive contenute nei pesticidi possono essere costituite da PFAS. L’uomo può venire esposto ai PFAS da fonti diverse, ad esempio tramite cibi e acqua, beni di consumo e anche l’ambiente. Queste sostanze possono infatti essere immesse nell’ambiente da impianti produttivi, discariche o impianti di trattamento delle acque reflue. Noti anche come sostanze chimiche eterne, i PFAS sono estremamente persistenti e, una volta introdotti nell’ambiente, resistono alla degradazione a lungo, accumulandosi. Il fatto che questi composti possano permanere a lungo nell’ambiente aumenta la probabilità della loro presenza negli alimenti (fra cui l’acqua da bere) e solleva preoccupazioni circa il loro impatto a lungo termine sulla salute e l’ambiente. I PFAS (PFOA e PFOS in particolare) sono associati a una serie di problemi di salute umana. Uno dei principali motivi di preoccupazione è il rischio cancerogeno, poiché alcune ricerche hanno suggerito una correlazione tra l’esposizione ai PFAS e lo sviluppo di tumori. Inoltre, questi composti sono stati associati a disturbi del sistema immunitario, danni al fegato, al sistema endocrino e al sistema riproduttivo.

A seguito di una richiesta della Commissione Europea, l’EFSA sta rivedendo i valori di riferimento basati sulla salute per l’acido trifluoroacetico TFA, la sostanza che si forma durante la degradazione dei PFAS. ll TFA è un PFAS a catena ultra-corta, è una molecola idrofila, mobile e persistente che entra nel ciclo dell’acqua principalmente attraverso la degradazione di varie sostanze fluorurate e da fonti di contaminazione diffuse. Il TFA presente nelle fonti di acque non trattate può avere svariate origini, tra cui pesticidi, refrigeranti, trattamento delle acque reflue e inquinamento industriale. A causa della definizione data dalla direttiva europea, i PFAS a catena ultra-corta con 2 o 3 atomi di carbonio sono esclusi dalla «somma di PFAS», in particolare l’acido trifluoroacetico TFA.

A luglio 2024 un rapporto della Pesticide Action Network (PAN Europe) intitolato TFA: La sostanza chimica perenne nell’acqua che beviamo, nel quale sono stati analizzati 55 campioni di acqua potabile di 11 Paesi (tra i quali non c’era l’Italia) e si è visto che il TFA era presente nel 94% di essi. La stessa PAN Europe alcuni mesi prima aveva pubblicato una lettera aperta ad EFSA sulle Preoccupazioni relative alla valutazione del rischio delle sostanze attive PFAS utilizzate nei pesticidi e residui negli alimenti per sollecitare un’azione urgente da parte di EFSA nel migliorare la sua attuale valutazione del rischio e il rigore scientifico delle sue valutazioni di TFA e PFAS nell’ambiente, nelle risorse idriche e nel cibo.

Come si vede, il quadro delle conoscenze è in movimento, allo stesso modo quello normativo.

Sintomatico il fatto che i parametri presi in considerazione e i relativi limiti non siano uguali in ogni Paese, in particolare numerosi Paesi europei (Germania, Svezia e Danimarca solo per citarne alcuni) e gli Stati Uniti hanno scelto di adottare valori limite più restrittivi, considerati in grado di proteggere adeguatamente la salute umana, come ricorda il rapporto di Greenpeace.

Una nota importante riguarda i consumi di acque in bottiglia: sappiamo che è una abitudine che ha ampie ripercussioni in termini di produzione di rifiuti e in Italia deteniamo il record mondiale di consumo, che peraltro non necessariamente ci mette al riparo da PFAS, data la pervasività di queste sostanze.

La soluzione fai-da-te è in realtà un passo falso, meglio investire per avere acquedotti sempre più efficienti e acque potabili sotto controllo.

Torniamo a Ferrara, nei giorni successivi alla pubblicazione del rapporto Greenpeace, Hera ha diramato un comunicato dove si affretta a sottolineare che “nei territori serviti dalla multiutility, che gestisce quasi 400 impianti di potabilizzazione” “sulla base di un Piano di controllo dedicato, esegue attenti monitoraggi, tra cui quelli relativi alla ricerca dei PFAS nonostante la direttiva europea, per questo tipo di sostanze, preveda l’applicazione dei limiti di parametro solamente a partire dal 2026. A questo proposito, dal 2020 al 2024, sono stati eseguiti dalla multiutility circa 600 controlli tra acque destinate alla potabilizzazione e acque potabilizzate distribuite nei territori serviti” e “il valore di PFAS prescritto per le acque destinate al consumo umano non è mai stato superato”.

Sarebbe fondamentale conoscere quante analisi sono state fatte in quattro anni (2020-2024) a Ferrara, in particolare all’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro, su quali punti di campionamento e quali valori sono stati trovati per i parametri somma di PFAS, PFOA e PFOS. Il Comune di Ferrara in quanto socio pubblico di Hera, e il sindaco in quanto responsabile della salute pubblica degli abitanti, possono senz’altro chiedere che i dati siano resi pubblici.

In aggiunta, data la contiguità con il territorio veneto di cui è nota la contaminazione diffusa (è in corso il processo alla Miteni di Trissino), ed è noto il nesso di causalità fra disastro ambientale e mortalità rivelato da un recente studio dell’Università di Padova, si dovrebbe sollecitare l’introduzione di analisi periodiche (mensili) per i parametri di interesse su acque destinate alla produzione di acque potabili e su acque destinate al consumo umano nell’ambito specifico del territorio ferrarese.

Infine, siccome esistono già metodiche per l’analisi di PFAS a catena ultra-corta, e data la pervasività di tali specie chimiche, si dovrebbe senz’altro avviare il monitoraggio almeno del TFA sugli stessi punti di campionamento sopra richiamati, al fine di conoscerne la diffusione e l’accumulo nel tempo, verificando al contempo l’efficacia dei sistemi di trattamento delle acque rispetto a questi inquinanti.

Il Comune di Ferrara potrebbe farsi promotore della sperimentazione, coinvolgendo le giuste professionalità presenti in Hera e presso l’Università di Ferrara.

Resta pressante la richiesta principale di Greenpeace, di cui il sindaco potrebbe farsi portavoce presso il Governo, ovvero varare una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in Italia. Questo sarebbe il passo decisivo verso la soluzione.

Gruppo civico La Comune di Ferrara

Su questo tema la consigliera Anna Zonari ha presentato un’interpellanza al Comune di Ferrara

Per approfondire

  1. Rapporto di Greenpeace del 22 gennaio 2025 https://www.greenpeace.org/italy/storia/26119/pfas-analisi-acqua-potabile-in-tutte-le-regioni-d-italia/

  2. Lettera di Pesticide action network Europe a EFSA https://www.pan-europe.info/sites/pan-europe.info/files/public/resources/Letters/Letter%20to%20EFSA_Raising%20concerns%20about%20PFAS%20pesticides_PAN%20Europe_May2024%20%28pub%29.pdf

  3. EFSA “Sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS)” del 20 settembre 2024 https://www.efsa.europa.eu/it/topics/per-and-polyfluoroalkyl-substances-pfas

  4. DECRETO LEGISLATIVO 23 febbraio 2023, n. 18 – Attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualita’ delle acque destinate al consumo umano. (23G00025) (GU n.55 del 6-3-2023)

  5. C/2024/4910 “Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano” del 7 agosto 2024

  6. Rapporto di Pesticide action network Europe su TFA nelle acque potabili https://www.pan-europe.info/sites/pan-europe.info/files/public/resources/reports/Report_TFA_The%20Forever%20Chemical%20%20in%20the%20Water%20We%20Drink.pdf

  7. Sze Yee Wee, Ahmad Zaharin Aris, Environmental impacts, exposure pathways, and health effects of PFOA and PFOS. https://doi.org/10.1016/j.ecoenv.2023.115663

  8. Il Fatto alimentare su PFAS e TFA, 22 luglio 2024 https://ilfattoalimentare.it/degradazione-pfas-minaccia-tfa.html

  9. Epidemiologia e Prevenzione su Pfas in Veneto, lo studio dell’Università di Padova https://epiprev.it/attualita/pfas-e-mortalita-per-malattie-cardiovascolari-non-conta-solo-lesposizione-a-sostanze-chimiche-ma-anche-lesperienza-del-disastro

  10. Su analisi dei PFAS a catena ultra-corta nei campioni di acqua https://www.restek.com/global/it/articles/un-approccio-innovativo-per-lanalisi-dei-pfas-a-catena-ultra-corta-nei-campioni-di-acqua

  11. Il Fatto Alimentare su acque minerali, 18 aprile 2023 https://ilfattoalimentare.it/acqua-minerale-consumi-record-252-litri.html

  12. PAN Europe su PFAS nella acque minerali 3 dicembre 2024 https://www.pan-europe.info/press-releases/2024/12/forever-chemical-found-even-pristine-mineral-waters

Il PUMS: a che punto è il Piano per una Mobilità Sicura e Sostenibile a Ferrara?

La Sicurezza Stradale a Ferrara

La sicurezza stradale è cruciale per la qualità della vita dei cittadini di Ferrara, soprattutto per le categorie più vulnerabili. Purtroppo, i dati mostrano un alto livello di incidentalità, in particolare per ciclisti e pedoni.

Anche i dati ISTAT dell’ACI rivelano che la nostra Provincia è quinta in Regione per tasso di mortalità nonostante che siano di fatto diminuiti gli incidenti mortali dal 2021 al 2023. Negli stessi anni però gli incidenti risultano in netto aumento con conseguente aumento dei feriti coinvolti.

Considerando invece il solo territorio comunale nel corso del 2024 si sono verificati 561 incidenti con 8 morti e 717 feriti. (Fonte: Ferrara Today)

Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), è stato approvato dal Consiglio Comunale di Ferrara nel dicembre 2019. Si tratta di uno uno strumento fondamentale per migliorare la mobilità urbana, la qualità dell’aria e la sicurezza stradale. Questo piano si propone di raggiungere obiettivi ambiziosi entro un orizzonte di 10-15 anni, con controlli regolari ogni due anni.

Il testo del PUMS a questo link del sito del Comune di Ferrara

https://www.comune.ferrara.it/

Obiettivi del PUMS

– Riduzione dell’incidentalità stradale: entro il 2030, il PUMS mira a ridurre del 50% gli incidenti stradali, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili come bambini, anziani, pedoni e ciclisti. L’obiettivo finale è quello di adottare una “Visione Zero Morti”.
– Miglioramento della sicurezza: il piano prevede interventi specifici per ridurre i conflitti e migliorare la sicurezza stradale, garantendo un sistema di viabilità efficiente e sicuro.

Azioni Concrete

Per raggiungere questi obiettivi, il PUMS prevede diverse azioni:
– Riqualificazione dei percorsi pedonali e messa in sicurezza degli attraversamenti.
– Educazione alla mobilità per promuovere comportamenti più sicuri.
– Implementazione di zone 30 e isole ambientali per ridurre la velocità e migliorare la qualità dell’aria.

A cinque anni dall’approvazione del PUMS la consigliera Anna Zonari de La Comune di Ferrara, in una interrogazione inviata alla Giunta e al Sindaco del Comune di Ferrara lunedì 27 gennaio 2025 pone le seguenti  importanti domande:

1. Stato di attuazione del PUMS: qual è lo stato attuale degli interventi previsti per la sicurezza stradale?
2. Monitoraggio degli obiettivi: sono stati effettuati i controlli periodici previsti? Quali strumenti sono stati utilizzati e quali sono i risultati principali?
3. Azioni per ridurre l’incidentalità: quali azioni concrete sono state intraprese per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 50% degli incidenti entro il 2030?
4. Punti critici della rete stradale: quali sono i punti neri identificati e quali interventi sono stati programmati per migliorarne la sicurezza?
5. Partecipazione dei cittadini: come vengono coinvolti i cittadini e le associazioni nel processo di monitoraggio e attuazione degli interventi?
6. Disability Manager: è stato istituito il Disability Manager come previsto? Quali azioni ha intrapreso per garantire il diritto alla mobilità delle persone con disabilità?
7. Pianificazione futura: come si intende procedere per raggiungere gli obiettivi del PUMS nel breve, medio e lungo termine?
8. Utilizzo dei fondi: quanti fondi sono stati effettivamente spesi per le azioni del PUMS e come sono stati utilizzati?

La risposta a queste domande darà alla popolazione ferrarese utili informazioni sullo stato della sicurezza delle strade della città e del forese e sul processo di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini nelle fasi attuative e di monitoraggio.