NO AL BILANCIO DI PREVISIONE DEL COMUNE DI FERRARA Annualità 2025 – 2027 Commento de La Comune di Ferrara
SUL METODO
Il bilancio di previsione e il documento unico di programmazione rappresentano pilastri fondamentali per la vita della nostra comunità. Per questo sarebbe stato auspicabile un confronto più approfondito e tempi adeguati per un’analisi condivisa. Nonostante disponibilità ed impegno degli uffici tecnici, i tempi sono stati ristretti, le risposte a volte tardive e in alcuni casi del tutto assenti alle richieste di chiarimento, rendendo il lavoro di consiglieri e consigliere insufficiente e approssimativo.
Come si può seriamente discutere e proporre migliorie a un bilancio di previsione in cui il piano dei conti viene modificato in alcune voci, compromettendo il confronto con i bilanci passati? Come si può valutare e proporre modifiche a voci di spesa di cui non viene fornito il dettaglio di come e dove i fondi verranno utilizzati? La mancanza di trasparenza e la fretta nel processo decisionale possono compromettere seriamente la qualità delle scelte operative che vengono fatte.
Questi documenti, ben lontani dall’essere semplici numeri su un foglio, definiscono le priorità e allocano le risorse, delineando il futuro della nostra città. Tuttavia, sono stati liquidati in poche sedute di commissione affrettate, senza un’analisi accurata e un confronto approfondito.
È imperativo che il processo di valutazione e discussione di tali documenti avvenga con i tempi necessari, garantendo a tutti i consiglieri e ai cittadini la possibilità di esprimere le proprie opinioni, sollevare dubbi e proporre alternative. Purtroppo, tutto ciò non è stato compiuto al meglio.
Si tratta di documenti complessi, composti da centinaia di pagine, la cui analisi richiede tempo, competenze specifiche e chiarimenti dettagliati. Il “diavolo si nasconde nei dettagli”, e trascurarli significa compromettere l’efficacia delle decisioni prese.
Tanti sono i temi su cui si sarebbe potuto affrontare una discussione approfondita, in grado di far emergere nuove idee, soluzioni alternative, correzioni e migliorie. Per citarne solo alcuni: gli investimenti per le energie rinnovabili, per la sicurezza idraulica, per la cultura. Sono oltre 25 le richieste che abbiamo fatto su voci di bilancio o del DUP che ci lasciavano perplessi, che richiedevano spiegazioni e avrebbero potuto essere oggetto di emendamenti. Nel Documento Unico di Programmazione e nel Bilancio di Previsione c’erano molti spazi di miglioramento che si potevano esplorare. Non si è potuto o voluto farlo.
SUI CONTENUTI
Ci è stato presentato un Documento Unico di Programmazione (DUP) e un Bilancio di previsione 2025-2027 che dipingono un quadro della società italiana e ferrarese molto lontano dalla realtà che vivono e percepiscono i ferraresi. Questi documenti presentano dati che suggeriscono uno Stato e una città in crescita economica e sociale, florida, quasi opulenta, con benessere, stipendi e redditi di famiglie e imprese in aumento. Ma la realtà è ben diversa:
- A livello nazionale:
- La produzione industriale italiana è in calo da 23 mesi consecutivi.
- Il PIL cresce a ritmi minimi, inferiori alle previsioni.
- La disoccupazione giovanile e femminile rimane elevata.
- Gli stipendi degli italiani sono tra i più bassi d’Europa, e il potere d’acquisto di lavoratori e famiglie è in declino da anni a causa dell’inflazione.
- A Ferrara:
- La situazione non è migliore. Ferrara si colloca tra i capoluoghi di provincia con i peggiori indicatori ambientali, economici e sociali della regione, e in alcuni casi anche al di sotto della media nazionale.
- Il valore aggiunto delle imprese è in peggioramento, e il saldo tra attività economiche aperte e cessate è negativo.
- Reddito e occupazione sono tra i più bassi della regione.
- La disoccupazione giovanile si attesta intorno al 20%
- Ferrara è una città che sta invecchiando, perdendo residenti e popolazione in età in lavorativa .
- In sintesi:
- La maggior parte degli indicatori di benessere ambientale, economico e sociale sono negativi e in controtendenza rispetto agli altri capoluoghi di provincia della regione.
Ferrara, purtroppo, nonostante le promesse di rinascita e gli sforzi effettivamente fatti è una città in declino e le sue crisi e criticità non si risolvono da sole, vanno affrontate. I dati presentati a corredo del Documento Unico di Programmazione (DUP) e del Bilancio di Previsione non sembrano riflettere pienamente la situazione del territorio. Di conseguenza, sussistono perplessità riguardo al metodo e ai contenuti dei documenti approvati.
Diiverse sezioni del DUP e del Bilancio di Previsione risultano discutibili, così come l’assenza di elementi che riteniamo necessari. Qualora le condizioni avessero consentito di avere tutti gli elementi necessari, sarebbero state presentate proposte più ambiziose e orientate al futuro per affrontare le diverse criticità, che, pur non essendo esclusive di Ferrara, risultano accentuate nel contesto locale a causa della fragilità della popolazione anziana e della debolezza del tessuto economico.
Crisi demografica
Purtroppo Ferrara si conferma una delle città meno “attrattive” in Emilia Romagna, con la popolazione più anziana in Regione, un’età media che sfiora i 50 anni e l’indice di vecchiaia più elevato (rapporto tra la popolazione con oltre 64 anni e quella di età tra 0 e 14 anni, per 100); la popolazione in età lavorativa (da 15 a 64 anni) è in diminuzione da anni, così come i residenti nel Comune sono calati sotto i 130.000 (erano circa 133.000 nel 2020).Il saldo naturale (nascite – decessi) è negativo da anni.
E’ opportuno ricordare che la crisi demografica non ha un impatto negativo solo nel futuro e sulle pensioni, ma ha effetti altrettanto negativi nel breve termine sull’intero tessuto cittadino – se il trend non si inverte – in quanto una diminuzione continua dei residenti porterebbe inevitabilmente a diminuire i servizi, e cioè le prestazioni sanitarie, asili nido, scuole, ecc., al calo delle vendite negli esercizi commerciali, nelle compravendite immobiliari, ecc.
Per avere nuove attività economiche in città e far arrivare nuovi residenti in città – e magari convincere i laureati in UNIFE a rimanere a Ferrara dopo la fine degli studi – è necessario dare opportunità di lavoro, ma anche investire in modo sostenibile sulla qualità della vita; sulla mobilità, sui servizi, e quindi nel sociale e nell’inclusione (asili nido, scuole, assistenza sanitaria e sociale, strutture sportive, ecc.). Servono politiche attive per gli affitti e la ripresa degli investimenti nell’edilizia residenziale pubblica dopo anni di tagli e preclusioni .
Crisi occupazionale e ricerca
Si riconosce che l’impoverimento di Ferrara è strettamente legato alla questione occupazionale. Tuttavia, i documenti approvati non delineano un piano specifico per attrarre o creare nuove imprese, né per migliorare la situazione occupazionale e salariale, in particolare per giovani e donne. Inoltre, considerando che il benessere e lo sviluppo di un territorio dipendono da molteplici fattori, tra cui politiche demografiche, accoglienza, inclusione, politiche sociali, assistenza, sanità, alloggio, formazione e ricerca, sarebbe stato necessario un approccio multidisciplinare.
La presenza dell’Università ed il ruolo della SIPRO sono elementi/presupposti importanti per la ricerca e la nascita di start up innovative – queste ultime in rapporto alle imprese attive a Ferrara sono l’1,8% contro una media regionale del 2,3% e del 2,6% in Italia – e potrebbero contribuire al rafforzamento dell’intero tessuto economico del territorio. Per quanto concerne la SIPRO di cui il Comune di Ferrara è socio di maggioranza tramite Ferrara Tua, servono interventi per il suo rilancio e la sua attività andrebbe rifocalizzata. Ci sono troppi servizi duplicati con altri Enti e strutture pubbliche, e l’attività dovrebbe essere finalizzata/rivolta sui servizi legati alla ricerca e all’innovazione tecnologica, e non dispersa in altri ambiti.
È fondamentale restituire centralità alla qualità della vita e del lavoro, consapevoli che questi aspetti non sempre coincidono con le statistiche economiche. Pertanto, sarebbe stata auspicabile una maggiore attenzione alla qualità degli interventi e degli investimenti.Su questo il DUP ed il Bilancio approvati sono carenti e denotano una mancanza di prospettiva.
Crisi abitativa
La casa è un problema per tanti cittadini.
Il blocco degli investimenti nell’edilizia residenziale pubblica insieme all’inadeguatezza del fondo affitti, comportano ulteriori difficoltà per le persone e le famiglie economicamente più fragili. Al contrario serve rilanciare gli interventi nell’edilizia residenziale pubblica, serve il rifinanziamento del Fondo Affitti; in sintesi è necessario aumentare l’offerta di immobili sul mercato e di affitti a prezzi accessibili calmierati.
Solo a Ferrara gli immobili vuoti gestiti da ACER sono circa 700, 1400 quelli in provincia. 700 immobili residenziali pubblici vuoti perché non si sono trovati i fondi necessari per i lavori di adeguamento/ristrutturazione in un bilancio di previsione totale a pareggio di circa 350 milioni nel 2025…
In questo contesto e con questi numeri, la previsione di spesa nel bilancio per l’edilizia residenziale pubblica /ACER, confermata dall’assessore in commissione bilancio, è di circa 1,4 milioni di euro di cui circa 1 milione per le ristrutturazioni. Una cifra insufficiente, servono più investimenti in questo ambito.
C’è poi il tema degli alloggi per gli studenti, centrale per una città come Ferrara di circa 130.000 abitanti e con una Università cresciuta in pochi anni a circa 30.000 iscritti, che arrivano per circa l’80% da fuori provincia e con oltre la metà di questi che hanno trovato un alloggio in città. Con la pressione abitativa che c’è a Ferrara, la realizzazione, promossa da UNIFE con la partecipazione del Comune, di un solo studentato di 150/180 posti è insufficiente, mentre risultano accolti altri progetti per piccoli studentati/residence privati, di cui saranno poi da verificare l’accessibilità ed i prezzi delle strutture. Si deve fare molto di più.
Dove trovare i fondi
Su questi DUP e Bilancio di Previsione pesano anche i tagli della spending review e quelli alla spesa corrente – definiti come “contributo alla finanza pubblica” – contenuti ed imposti agli Enti locali nell’ultima legge di bilancio del Governo .
In queste condizioni, per il perseguimento degli equilibri di bilancio e di finanza pubblica, oltre che per garantire adeguati livelli di servizi alla collettività amministrata, si è deciso di aumentare le imposte: dall’imposta di soggiorno che nelle previsioni dovrebbe portare ad entrate di circa 1,2 milioni di euro nel 2025 (erano 750.000/2024), all’addizionale IRPEF che nelle previsioni dovrebbe portare nelle casse del Comune maggiori entrate per circa 4 milioni di euro passando dai circa 19 milioni di euro nel 2024 ai circa 23 milioni nel 2025.
Ma eliminando le 4 aliquote dell’addizionale IRPEF di fatto si elimina la progressività del prelievo che inciderà di più sui ferraresi con i redditi più bassi.
Sconcerta vedere che in una situazione di bilancio che ci viene presentata come solida, se non florida, oltre all’incremento del reddito atteso per l’aumento delle imposte, siano necessarie “ distribuzioni di riserve pregresse e realizzazione di operazioni straordinarie di vendita” da parte di Ferrara Tua.
Inutile dire che in cosa consisterebbero le operazioni straordinarie di vendita non ci è stato dato sapere.
Se ci fossero state date le condizioni, avremmo proposto una diversa politica fiscale con prelievi alternativi incidenti maggiormente sulle rendite e sui redditi più alti.
Per non penalizzare le fasce di popolazione più deboli, si poteva spostare l’aumentato prelievo fiscale dai redditi di lavoro e di pensione ai redditi da rendita immobiliare e finanziaria – che per altro godono di aliquote di favore rispetto ai redditi di lavoro e di pensione -, e quindi il Comune doveva gestire in maniera diversa l’addizionale IRPEF e l’IMU.
Era anche possibile valutare un recupero delle risorse drenate dal Comune dalle Società partecipate, come AMSEF, FERRARA TUA, Fondazione Teatro Comunale, ecc., che come abbiamo visto nel bilancio consuntivo del 2023 incidono per svariati milioni di euro, ricordiamo le polemiche sui fondi usciti da AMSEF anziché essere destinati al miglioramento dei servizi e/o alla riduzione delle tariffe, o sui concerti.
La discussione sul Bilancio di Previsione sarebbe stata anche un’occasione per rivedere gli investimenti in Festival, rassegne e sagre oltre che alcune voci di spesa promozionali, contributi, marketing, contratti di appalto di cui non è evidente che tipo di ritorno abbia il Comune.
Ci sono poi esternalizzazioni di servizi che non hanno sempre comportato un risparmio ed un miglioramento dei servizi.
PNRR
Il DUP ed il Bilancio sono fortemente influenzati dai numeri del PNRR: basti pensare che il bilancio del Comune per il 2025 si è attestato a circa 350 milioni di euro, mentre i fondi del PNRR acquisiti da Ferrara con utilizzo pluriennale sono stati di circa 95 milioni di euro a cui aggiungere fondi propri del Comune per circa 16,5 milioni di euro per un totale di investimenti di circa 112 milioni di euro per circa 60 progetti.
Il dato sarebbe positivo se questi fondi fossero ben spesi in quanto potrebbero effettivamente aiutare il rilancio e lo sviluppo socio economico del territorio.
Ma si prenda l’elenco dei circa 60 progetti; di alcuni di questi non è evidente l’utilità, altri appaiono sovradimensionati e di riflesso eccessivamente costosi. Ma a sorprendere sono anche i progetti che dovevano esserci e non ci sono, o ci sono ma con previsione di spesa per importi inadeguati.
Pensiamo agli investimenti sulle energie rinnovabili, per la mobilità, per la casa, per nuovi studentati, per l’assetto idrogeologico del territorio, ed altro ancora.
Ci sono ad esempio oltre 30 milioni di euro impiegati per il recupero, ristrutturazione ed ampliamento di ex scuole ed altri edifici abbandonati e chiusi da 20/30 anni, ma non viene specificato come e da chi saranno poi utilizzati una volta terminati i lavori. La logica del prima si progetta, poi si rigenera, sembra essere sostituita dal prima si rigenera e poi si vedrà.
Ci preoccupa anche che i Comuni italiani beneficiari dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) devono rispettare scadenze precise e concludere i progetti finanziati entro il 31 dicembre 2026 mentre, ad oggi (fonte: sito Comune di Ferrara), solo il 32% dei progetti è concluso (20 progetti) e non ci è dato di sapere lo stato di avanzamento dei rimanenti 43. Il mancato rispetto delle tempistiche, infatti, potrebbe comportare la revoca dei finanziamenti o altre sanzioni.
Distretti industriali e Filiere produttive
Non abbiamo trovato nel bilancio incentivi per distretti industriali e filiere produttive, magari insieme ad altri soggetti pubblici; abbiamo trovato solo dei riferimenti nelle Linee di Mandato del Sindaco e/o nel DUP- Ricordiamo che i Distretti che si caratterizzano per la concentrazione di piccole medie imprese (in alcuni casi anche grandi imprese) con attività simili/omogenee in territori ben definiti, con una forte specializzazione e la vocazione all’export (ad esempio i distretti delle piastrelle a Sassuolo, del tessile a Carpi, della concia tra Arzignano e Chiampo). Le aziende nei distretti in genere hanno dati economici migliori delle altre ed una maggiore capacità/velocità ad adattarsi ai cambiamenti del mercato in cui operano.
Per diversi economisti il vero punto di forza dei distretti è la qualità del capitale umano. E’ proprio il capitale umano che “…fa la vera differenza tra un distretto industriale e un semplice aggregato territoriale di imprese…e trasforma in produttività e competitività il di più di coesione sociale.”
Mentre l’Emilia Romagna si caratterizza per la presenza di numerosi ed importanti “distretti industriali”, che rappresentano uno dei maggiori punti di forza del sistema produttivo regionale, per citarne alcuni, il distretto delle macchine utensili a Piacenza, delle piastrelle a Sassuolo, dell’alimentare a Parma e Reggio Emilia, del tessile a Carpi, del biomedicale a Mirandola, della meccanica e delle macchine per l’imballaggio a Bologna, delle macchine per il legno a Rimini. nel ferrarese l’elevata incidenza delle aziende agricole – spesso di piccole dimensioni – e il limitato numero di PMI rispetto alle altre province della Regione ha limitato lo sviluppo dei distretti.
Riteniamo importante che anche a Ferrara si sviluppino Distretti e Filiere. Il Comune, nei limiti delle proprie competenze, dovrebbe farsi parte attiva per promuovere lo sviluppo.
C’è bisogno di un sistema pubblico che attivi investimenti mirati nelle infrastrutture, con incentivi, semplificazioni normative e agevolazioni anche fiscali – regionali e nazionali – a favore delle aziende delle filiere produttive e dei distretti che investono in immobilizzazioni materiali ed immateriali oltre che in ricerca e formazione.
Infrastrutture e mobilità
Ora, è evidente che le infrastrutture viarie rappresentano un presupposto, un elemento essenziale per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Il fatto è che questo sviluppo per la Giunta sembra passare quasi esclusivamente per strade ed autostrade, con lo sviluppo delle tratte ferroviarie solo residuali.
Leggiamo di seguito nel DUP
“…Strategico per l’aumento dell’accessibilità infrastrutturale di Ferrara, saranno l’allargamento della terza corsia della A13 tra Bologna Arcoveggio e Padova……la riqualificazione del raccordo autostradale RA8 superstrada Ferrara Mare – gestita da ANAS, la nuova infrastruttura autostradale regionale Cispadana, la messa in sicurezza della nuova strada statale 16, il potenziamento delle linee ferroviarie Ravenna-Ferrara e Ferrara – Suzzara e la riqualificazione dell’Idrovia Padano-Veneta. “
Noi riteniamo invece prioritario che sia potenziato il trasporto pubblico, specie su rotaia..
Che siano realizzati i collegamenti ferroviari di Ferrara con alcuni dei Comuni più importanti della provincia, Cento Comacchio Copparo, e così pure con i Lidi.
I collegamenti con Mantova e Ravenna devono essere più efficienti, con il raddoppio e l’elettrificazione delle linee, anche in prospettiva della Zona Logistica Semplificata.
Bologna Modena Ferrara, che sono al centro di un’area vasta ed interessate da un elevato pendolarismo giornaliero, vanno collegate con una metropolitana di superficie con treni ad alta frequenza, come del resto già previsto, nel protocollo di intesa – a quanto pare finito nel dimenticatoio – sottoscritto nel 2017 tra i presidenti delle 2 province di Ferrara e Modena ed il sindaco dell’area metropolitana di Bologna;
La qualità dell’aria e lo smog in città sono pessimi è quello che ci dicono i dati.
Ma tra i provvedimenti della Giunta per limitare l’inquinamento, su cui incide in maniera importante il traffico automobilistico, ci sono i blocchi temporanei del traffico, la piantumazione di alberi, la pulizia delle strade, ecc., interventi che di per sé potrebbero essere anche accettabili, ma mancano invece interventi strutturali per diminuire e regolare il traffico automobilistico.
Nel DUP e nel Bilancio sono previsti stanziamenti per realizzare un parcheggio scambiatore in via Beethoven per chi arriva in città da sud; ci saremmo aspettati, vista la proiezione triennale del Bilancio, un po’ più di “coraggio” e almeno qualche segnale su come affrontare le criticità nella mobilità di Ferrara. Come recuperare il grande ritardo nell’attuazione del Piano per una mobilità Sostenibile ? Come sciogliere il nodo di via Ravenna ?
Servono parcheggi scambiatori nei principali punti di accesso in città da collegare con un servizio di navette al centro.
Abbiamo chiesto in Commissione Bilancio se erano stati previsti stanziamenti in bilancio per la realizzazione della Metropolitana di superficie tra la città e l’Ospedale a Cona; l’Assessore ce lo ha confermato senza indicare tuttavia il relativo importo.
Nel rispetto delle diverse competenze in cui questi interventi – Ferrovie – ricadono per l’ambito territoriale sovra comunale – Comune, Regione, Ministeri –, il Comune potrebbe/dovrebbe comunque esprimere il proprio indirizzo – e discuterne nelle sedi più opportune.
Da ricordare che nel novembre di quest’anno sul sito della Regione è stata pubblicata la notizia dell’avvio del nuovo Servizio ferroviario metropolitano tra Bologna e Modena – 3 treni all’ora – , di nuove corse tra Porretta e Pianoro, e nuove corse sulla linea Bologna Ravenna., con un investimento regionale di circa 5,6 milioni di euro.
Perchè non se ne può discutere per Ferrara?
Idrovia ferrarese
Nel DUP si parla anche di idrovia ferrarese. Per quanto ci riguarda il progetto idrovia “realisticamente”, per come è impostato, è vecchio, superato ed ambientalmente/economicamente non sostenibile. L’idea di far passare i natanti di V classe è anacronistica e comporta un notevole aumento delle spese, per adattare larghezza e profondità della via d’acqua oltre che i cavalcavia e ponti stradali.
Per far comprendere meglio di cosa stiamo parlando, i natanti di classe V hanno una lunghezza fino a m. 95/110 m, larghezza fino a m.11,40, pescaggio m. 2,50/2,80, fino a 2000 tonnellate di stazza. Il progetto dovrebbe essere rivisto per favorire lo sviluppo turistico del territorio, e semmai il passaggio di imbarcazioni piccolo/medie per il trasporto merci locale.
Ricordiamo che lungo quest’asse, il progetto prevede un unico canale navigabile per collegare il Po a Ferrara – dove si creerebbe un porto fluviale – con Porto Garibaldi – che diventerebbe un porto commerciale oltre che peschereccio .
Chiediamo all’assessore se per la realizzazione di quest’opera, oltre ai fondi regionali, nazionali e comunitari, sono previsti impegni di spesa anche per il Comune di Ferrara
Energie rinnovabili.
Ci si aspettava di più, se escludiamo gli interventi finanziati con il PNRR, nel DUP e nel bilancio nel triennio 2025 – 2027 ad esempio per realizzare impianti fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici già costruiti abbiamo trovato poco, soli 300.000 euro; per le Comunità Energetiche Rinnovabili CER non abbiamo trovato stanziamenti in bilancio.
Sicurezza idraulica
E’ positivo che siano stati stanziati dei fondi, ma l’importo è inadeguato per le necessità; si parla di € 300.000 nel 2025 e di € 200.000 nel 2027 per la sicurezza idraulica e l’adeguamento della rete fognaria. L’aumento della previsione di spesa nel 2025 rispetto a quanto assestato nel 2024 è solo di € 90.000.
Cultura
Del tutto inadeguati riteniamo le previsioni di spesa per la cultura, ed in particolare per il Teatro Comunale in diminuzione dai 2,6 milioni di euro del 2025 ai 1,8/2026 e 1,950/202, e così per Ferrara Arte nel 2025 la previsione di spesa è di circa 1,4 milioni di euro che si riducono a 1 milione annui nel 2026 e 2027; poco più di quanto previsto per feste, sagre e similari. Per una città che si candida per diventare la Capitale europea della cultura per il 2033 – dopo l’insuccesso del 2022 – non ci sembra un bel viatico.
Tanti altri sono i temi su cui si sarebbe potuto affrontare una discussione approfondita, in grado di far emergere nuove idee, soluzioni alternative, correzioni e migliorie.