Craxi e la sua eredità: non banalizzare la “Questione Morale”
L’ultimo Consiglio Comunale è stata l’occasione per discutere una questione che tocca profondamente i valori della nostra comunità: l’opportunità di dedicare uno spazio pubblico a Bettino Craxi.
Che il tema fosse controverso lo dimostra il fatto che i consiglieri comunali che hanno deciso di astenersi dal voto sono stati molti più di quelli che hanno dato voto favorevole.
Comprendo e rispetto le diverse opinioni, ma come ho avuto modo di sottolineare durante la discussione, ritengo che una buona amministrazione cittadina dovrebbe evitare accuratamente di attribuire il nome delle strade a figure controverse e fortemente divisive, promuovendo una visione più inclusiva della storia, che rifletta i principi di legalità e moralità che ci uniscono e onorando chi si è distinto per l’impegno civile, sociale o culturale, esempi luminosi per la nostra comunità.
La figura di Bettino Craxi è indubbiamente complessa e, senza entrare nel merito di una valutazione politica sul suo operato, ritengo che ricordare le sentenze definitive che lo hanno condannato per corruzione e altri reati finanziari, la sua fuga dalla giustizia e la morte in contumacia non significhi essere rapiti da un “dipietrismo incendiario” o da “giustizialismo” fine a se stesso, come paiono intendere alcuni articoli e commenti sulla stampa locale.
Le vicende giudiziarie di Bettino Craxi rappresentano un capitolo significativo nella storia della politica e della “questione morale” in Italia. L’intitolazione di una via o piazza a Craxi rischia di inviare un messaggio pericoloso, soprattutto ai giovani. Dovremmo onorare figure che incarnino l’integrità e il rispetto delle leggi, non chi le ha violate. La questione morale non può essere banalizzata o ignorata. Una tale decisione potrebbe creare divisioni nella nostra comunità, generando risentimento e disaffezione.
Già oggi scontiamo una disaffezione alla politica; vorrei ricordare che alle ultime elezioni politiche, per la prima volta si è recato al voto meno del 70 per cento degli elettori, con punte anche più elevate tra i giovani, tanto da poter tranquillamente affermare che il più grande partito in Italia è quello degli astenuti.
Quando i cittadini percepiscono una mancanza di integrità e di etica da parte di coloro che li rappresentano, la fiducia nel sistema politico e nelle istituzioni può diminuire, portando a sfiducia, apatia e risentimento. La crisi della democrazia rappresentativa manifestata dal crescente astensionismo elettorale, ha certamente molte cause, ma tra queste la “Questione Morale” non è certo la meno influente.
Spetterebbe alle forze politiche aprire una riflessione onesta su come affrontare l’aspetto della fiducia e recuperare il rapporto con gli elettori. Una riflessione che però, al di là delle dichiarazioni di rito, non pare essere ancora iniziata veramente.
Se vogliamo invertire la tendenza, dovremmo dedicare i nostri spazi pubblici a persone che hanno contribuito positivamente alla società, unendo e ispirando.
Non sono in discussione gli ideali socialisti a cui Craxi faceva riferimento, bensì la figura di un uomo politico che ha avuto sicuramente delle luci, ma anche molte ombre, e che fu protagonista, in negativo, del crollo della Prima Repubblica.
Esistono alternative per preservare la memoria di Bettino Craxi, come iniziative culturali o storiche che ne analizzino criticamente la figura.
La memoria pubblica è un bene prezioso, da maneggiare con cura e responsabilità. Le nostre decisioni devono riflettere i valori in cui crediamo e l’impatto che vogliamo avere sulle future generazioni.