Famiglia nel gazebo a Cona, ora si profila una soluzione
Il Comune resta in silenzio ma è al lavoro. La famiglia: «Grazie a chi ci aiuta»
Ferrara Il caso della famiglia che vive da sei mesi in un gazebo nei pressi di un ingresso dell’ospedale Sant’Anna ha creato un forte imbarazzo a Palazzo municipale. Da quando la notizia è uscita il Comune non ha ritenuto di prendere posizione o di spiegare i motivi per cui è stata respinta la richiesta della vedova e dei due figli che chiedono l’assegnazione di una residenza fittizia, condizione che consentirebbe alla donna – come hanno spiegato lei stessa e il coordinatore del servizio Avvocati di Strada, Raffaele Rinaldi – di poter produrre documentazione valida ai fini burocratici. Come la richiesta della pensione di reversibilità (il marito è deceduto al Sant’Anna il 5 aprile scorso, da marzo la famiglia abita nel gazebo).
Ieri il giornale ha chiesto una risposta all’assessora alle Politiche sociali, Cristina Coletti, e alla collega con la delega all’Anagrafe, Francesca Savini. Quest’ultima ha risposto solo che «la vicenda è di un periodo antecedente la mia nomina». L’assessora precedente era Cristina Coletti, che ha mantenuto in questa consigliatura le Politiche sociali ma non l’Anagrafe, passata a Savini. Sotto la coltre di silenzio, però, qualcosa si muove.
Non se ne conoscono i dettagli ma nessuno è tornato ieri ad invitare il nucleo familiare a lasciare al più presto la città perché entro metà mese il gazebo sarà smantellato. Sembra che da ieri – dopo mesi di stallo e dinieghi durante i quali la famiglia ha potuto avvalersi solo dell’assistenza di due associazioni,“Un tetto di cuori” e “Avvocati di Strada” – si stia prospettando una soluzione per sistemare almeno provvisoriamente il nucleo e assegnargli una residenza. Un’ipotesi che potrebbe prevedere la collaborazione di un comune della provincia. Nessuna notizia ufficiale per ora. Come avviene in molti casi che includono aspetti di natura sociale, mentre si esplorano le varie possibilità, la cautela opposta dagli enti può significare che sono al lavoro. Dalla famiglia ieri un commento: «Se maturerà qualcosa ci aspettiamo che non siano solo parole. In questo caso il nostro grazie a chi si sta prodigando per noi».
ntanto la questione ha attirato l’attenzione di Anna Zonari, consigliera comunale de “La Comune”. «Il nostro ordinamento prevede la possibilità per la persona senza dimora di stabilire la residenza nel luogo del proprio domicilio, ovvero nel Comune in cui la persona vive di fatto e, in mancanza di questo, nel Comune di nascita, e di fissare la residenza in una via fittizia territorialmente non esistente», scrive in un’interrogazione.
Una sentenza del Tribunale di Milano, del 2003, aggiunge Zonari, ha fra l’altro ristretto i limiti discrezionali dei Comuni in materia confinandoli all’ambito puramente accertativo. La consigliera chiede dati sulle domande di residenza fittizia presentate in Comune negli ultimi 5 anni, accolte o respinte e i criteri di valutazione, quante richieste di medico di base e di abbonamenti al trasporto pubblico siano state accolte per persone senza fissa dimora; «quali “accurati accertamenti” abbia svolto l’amministrazione in seguito alla richiesta di iscrizione anagrafica della signora (caso Cona, ndr); quali iniziative intenda assumere l’amministrazione comunale».