LINEE PROGRAMMATICHE DI MANDATO – Anna Zonari – Consiglio Comunale del 10/02/25
martedì 11.02.2025
Lunedì 10 febbraio 2025, insieme a tutta la minoranza, Anna Zonari de “La Comune” ha lasciato l’aula consiliare.
Il vaso è colmo.
Dopo sette mesi di attesa delle linee programmatiche di mandato, il Sindaco non si è nemmeno presentato per illustrarle. Crediamo sia una cosa mai vista!
Questo l’intervento di Anna Zonari sulle LINEE PROGRAMMATICHE DI MANDATO.
Oggi ci troviamo a discutere le linee programmatiche di mandato 2024-2029, un documento che è stato licenziato dalla giunta il 21 gennaio e ricevuto da noi consiglieri il 22 gennaio, ma ampiamente anticipato da un noto giornale locale già il 18 gennaio. Questa tempistica, che vede una divulgazione pubblica anticipata rispetto alla discussione istituzionale, è a mio parere una mancanza di rispetto nei confronti di questo Consiglio e delle prerogative che gli competono. Peraltro, ci troviamo a discutere le linee programmatiche ben sette mesi dopo l’inizio del mandato, un ritardo che non rende giustizia alla serietà e all’importanza di questo documento.
Confesso che questa sequenza di eventi mina profondamente la serietà del momento e, sinceramente, crea in me un forte senso di demotivazione rispetto alla discussione.
Mi chiedo, e vi chiedo, quale sia il reale valore di questo momento consiliare se ciò che è stato definito come la bussola per il futuro della città ci viene presentato con tanta noncuranza e, per di più, quando parte del percorso è già stato intrapreso senza un dibattito istituzionale adeguato.
Infatti ne parliamo sostanzialmente in concomitanza alla discussione sul DUP quindi sul Documento di Programmazione che definisce già obiettivi strategici ed operativi che discendono dalle linee di mandato. Ciò significa che di fatto è implicito che non sia stato previsto alcuno spazio per recepire pareri da parte della minoranza e in generale del Consiglio.
Non posso fare a meno di interrogarmi sull’utilità di un confronto che nei fatti non è tale, che arriva così tardivamente, e che sembra più un atto formale, un adempimento dovuto, piuttosto che una reale opportunità di indirizzare le politiche della nostra città.
Capisco che le linee programmatiche si pongano in continuità con il precedente mandato, che molte azioni siano state già avviate e che siano sostanzialmente un proseguimento, ma questo non giustifica la mancanza di rispetto nei confronti di questo Consiglio e il ritardo con cui siamo stati coinvolti. Mi sembra che il nostro ruolo di consiglieri sia stato marginalizzato, riducendoci a meri spettatori di decisioni già prese altrove.
Nonostante queste premesse poco incoraggianti, mi sforzerò di analizzare nel merito i contenuti del documento. Tuttavia, dev’essere chiaro che la mia partecipazione a questa discussione è gravata da questo senso di demotivazione, generato da una gestione poco trasparente e rispettosa delle Istituzioni. Invito a riflettere sul ruolo del Consiglio Comunale e sulla sua importanza nel processo decisionale.
Leggendo le linee programmatiche presentate, non posso fare a meno di immaginare la Ferrara che viene descritta, che denota la visione di questa Amministrazione: una città che pulsa di vita, di partecipazione, di inclusione, di futuro e di bellezza. Una città che non si accontenta di ‘essere’, ma che aspira a ‘diventare’. Chi non vorrebbe una tale città?
Con questo intervento vorrei porre l’accento su alcuni aspetti cruciali, attingendo alla visione che come gruppo civico abbiamo, in netto scostamento. Lo faccio accennando solo superficialmente ad alcuni punti.
• La nostra idea di città non è quella di una vetrina scintillante, ma quella di una casa, accogliente per tutte e tutti. Una casa dove ogni persona, indipendentemente dalla sua storia, dal suo genere, dalle sue capacità, dalla sua provenienza, possa sentirsi pienamente cittadina. Una città che non ha paura delle differenze, ma che le considera una ricchezza.
Né all’interno delle linee programmate e nemmeno nel DUP, è presente un’esplicita attenzione per l’inclusività verso tutti i cittadini, ad esempio quelli con diverse provenienze culturali o orientamenti. Si menzionano le persone con disabilità e gli anziani come categorie da supportare, cosa sacrosanta e assolutamente condivisibile, ma manca una visione complessiva di una città multiculturale, che integri e valorizzi la diversità in tutte le sue forme. L’enfasi sui valori “propri della cultura cristiana” lascia intendere una visione della società ferrarese basata sulla famiglia tradizionale come nucleo fondamentale della comunità, facendo in tal modo emergere una visione della comunità basata sull’omogeneità.
• Non vi è alcun riferimento esplicito alle problematiche o ai bisogni delle coppie genitoriali separate o delle famiglie monoparentali, nonostante queste rappresentino una parte significativa della società contemporanea. Il documento non menziona le persone con altri orientamenti sessuali e non affronta temi come la discriminazione, i diritti o le esigenze specifiche di questa comunità. Ciò che non viene menzionato è di fatto invisibile, e ciò che è invisibile diventa in un attimo non riconosciuto. Penso ai cittadini con orientamenti sessuali non binari e in particolare all’opportunità di trascrizione degli atti di nascita delle famiglie omogenitoriali per consentire il riconoscimento della bigenitorialità in relazione a tutti i Servizi Pubblici del territorio Comunale.
• Il documento fa riferimento a una “comunità cittadina” strettamente legata all’identità ferrarese e non contiene politiche specifiche per l’integrazione e la valorizzazione delle diversità culturali. Si menzionano, fatto ancor più grave, i problemi di criminalità di origine “extracomunitaria”. Trovo grave questa frase perché, seppure apparentemente circoscritta a un tema specifico come la criminalità, si inserisce in un contesto più ampio e rivela una visione semplificata dei fenomeni sociali e potenzialmente discriminatoria della criminalità, che crea una correlazione diretta tra criminalità e origine “extracomunitaria”, esprimendo una generalizzazione che alimenta pregiudizi e stereotipi. Questa formulazione potrebbe alludere al fatto che la criminalità sia un problema legato all’origine geografica o culturale di alcuni individui, piuttosto che un fenomeno sociale più ampio e complesso.
• Il documento manca di un approccio alla sicurezza capace di andare oltre il contrasto all’illegalità, basato su controllo e su repressione. Interventi importanti e sacrosanti per garantire il rispetto della legge e delle regole di convivenza, ma non sufficienti per agire sulle cause.
Questa retorica potrebbe portare a stigmatizzare e discriminare le persone di origine non ferrarese e non italiana, alimentando un clima di paura e diffidenza, a scapito di concreti processi di integrazione e di coesione sociale finalizzati a promuovere la comprensione, il rispetto reciproco e il riconoscimento della nostra comunità come multiculturale. Mancano proposte concrete per affrontare le cause profonde della criminalità, come la marginalizzazione sociale, la mancanza di opportunità e la disuguaglianza.
• Eccessiva enfasi sugli strumenti tradizionali: Il documento si concentra su strumenti di intervento economico già sperimentati, come bandi e avvisi per sostenere le piccole imprese, e sul rafforzamento della rete commerciale soprattutto del commercio di vicinato. Pur riconoscendo l’importanza di questi interventi, non abbiamo rilevato politiche capaci di diversificare il tessuto produttivo e l’attrazione di nuove tipologie di imprese.
• Manca un focus specifico sui settori innovativi: Pur riconoscendo il ruolo dell’Università come motore di innovazione, non si specifica quali settori tecnologici e ad alta specializzazione saranno sostenuti con politiche mirate. L’accento viene posto maggiormente sul turismo, sull’organizzazione di eventi, sul commercio di vicinato e sull’agroalimentare, che sono settori importanti, ma non sufficienti per garantire una crescita economica robusta e diversificata.
• Le linee programmatiche presentano carenze significative riguardo alla riduzione delle emissioni climalteranti e ai livelli di inquinamento, nonché sulla sicurezza stradale. Manca una visione strategica chiara e definita su come raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale; ci si limita a menzionare genericamente la qualità dell’aria e alcuni progetti di forestazione e legati all’efficientamento energetico di alcuni edifici. Non abbiamo trovato progetti che promuovano comunità energetiche per la produzione di fonti rinnovabili attraverso l’individuazione di aree (tetti o terreni) da rendere disponibili.
Non vengono indicati target specifici e misurabili per la riduzione delle emissioni di gas serra, né vengono delineati interventi concreti per favorire una progressiva e costante riduzione della circolazione delle auto.
• Il documento pone maggiore enfasi su interventi di riqualificazione urbana e sulla promozione di una “Città Smart”, ma non chiarisce come questi progetti si integrino con gli obiettivi climatici. L’amministrazione si impegna a sostenere nuove attività produttive a basso impatto ambientale, ma non sono presenti incentivi specifici per promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili. Non c’è una discussione sulla necessità di adattamento ai cambiamenti climatici, nonostante venga menzionato un piano di manutenzione per la protezione del territorio. Inoltre, manca un approccio integrato che consideri la dimensione sociale, includendo misure per proteggere le fasce più vulnerabili e povere della popolazione e l’aumento delle diseguaglianze.
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