No CPR. Sui diritti civili non ci possono essere ambiguità.
Sabato 2 marzo alle 15.00 sarò in Piazzale Poledrelli alla Manifestazione regionale per la chiusura di tutti i Centri di Permanenza per i Rimpatri aperti in Italia e contro l’apertura di nuovi centri.
Dallo scorso novembre, aderisco con convinzione al Comitato NO CPR nato a Ferrara e composto da circa 50 organizzazioni di varia natura, a cui si deve il merito, con le proprie iniziative, di avere interrotto (momentaneamente) la prosecuzione dello studio di fattibilità annunciato con esultanza e pubblicamente dal Sindaco Fabbri: “Questo (il CPR) ci consentirà anche di poter chiedere di avere immediato e diretto accesso al sistema di espulsione di soggetti pericolosi per il nostro territorio ferrarese”.
Insieme al senatore Alberto Balboni (“Chi si oppone è contro la sicurezza dei cittadini”), in un primo momento, hanno fatto credere che queste strutture avrebbero contribuito a portare maggiore sicurezza nel territorio, per poi fare dietrofront una volta compreso che un CPR a Ferrara avrebbe fatto perdere il loro consenso elettorale.
Girando per Ferrara vediamo ora che la città è stata tappezzata da manifesti in cui Fratelli d’Italia si arroga il merito di averne impedito l’apertura, contrariamente alla linea del Governo Meloni che ne prevede uno in ogni regione italiana. Una sorta di corto circuito: ne volete l’apertura o no? A livello locale siete in dissenso con la linea nazionale della premier? Fateci capire.
Ci sorge un dubbio: alla fine della campagna elettorale, si tornerà alla propaganda “CPR uguale sicurezza”?
I CPR sono luoghi di detenzione in cui sono rinchiuse persone che non hanno commesso alcun reato penale. Irregolarità amministrative non equivalgono a criminalità. I CPR non sono carceri e non sono sottoposti ai controlli che l’autorità giudiziaria esercita normalmente. Non è pertanto possibile monitorare il rispetto dei diritti umani essenziali, come ampiamente documentato da testimonianze ed indagini.
In questi “non luoghi” avvengono soprusi e violenze che spesso portano ad atti di autolesionismo fino al suicidio, come quello di Sylla Ousmane, rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria, avvenuto all’inizio di febbraio.
Inoltre, sono strumenti inefficaci ed inefficienti: i tempi di durata massima della detenzione sono diventati sempre più lunghi. Nel 1998 erano di 30 giorni, nel 2023 sono diventati di 18 mesi, con i relativi costi esorbitanti. A questo però non è corrisposto un tasso crescente di rimpatri, anzi: i rimpatri continuano a diminuire, dal 60% del 2014 si è passati al 49% del 2021.
Anna Zonari, candidata a Sindaca di Ferrara