Perché La Comune ha espresso parere contrario al PUG?
In Consiglio Comunale, come gruppo consiliare “La Comune di Ferrara”, abbiamo espresso parere contrario all’adozione del nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG), sia per questioni di contenuto che di metodo, in quanto lo riteniamo insufficiente rispetto alle gravi sfide ambientali e urbanistiche che la mutazione climatica ci pone e ci porrà.
Come evidenziato dal documento sull’Analisi Climatica presente nel Piano, la Strategia per la qualità urbana ed ecologico-ambientale del PUG deve confrontarsi con un profilo climatico locale molto probabilmente in rapido peggioramento. È come se le nostre città stessero mutando più velocemente di quanto i modelli climatici possano prevedere. La temperatura media continua a salire, con conseguenti periodi di siccità (che l’agricoltura ben conosce), ondate di calore e notti tropicali, oltre a rischi crescenti di eventi metereologici estremi, come le recenti e vicine alluvioni dimostrano. Servivano chiare e stringenti linee di indirizzo, anche più stringenti di quanto consenta la legge urbanistica regionale. Servivano più decisione, coraggio e interventi sistemici, con regole e prescrizioni, perché è bene ricordare che la mutazione climatica dipende da un complesso di fattori causati dal sistema economico produttivo e di consumo.
Nonostante gli obiettivi strategici siano complessivamente condivisibili, le linee di indirizzo non sono sufficientemente rispondenti ad essi e a volte addirittura assenti: il tutto è stato giustificato come esigenza di “flessibilità” e rimando a successivi Accordi Operativi, svuotando di fatto il PUG della sua funzione di orientamento ed indirizzo.
Progetti come il parcheggio sull’area dell’ex zuccherificio a Pontelagoscuro, da 10/12.000 automobili, o l’uso del Parco Bassani per eventi di massa senza aver preso in considerazione un’alternativa (Parco sud) per gli eventi temporanei, dimostrano una visione incoerente con gli obiettivi di sostenibilità dichiarati.
Nel PUG manca un Piano del Verde e della biodiversità, che metta al centro la valutazione dei servizi ecosistemici per sviluppare scenari di pianificazione del territorio e misurare gli effetti di sostenibilità delle scelte compiute. La biodiversità non è più solo una questione ambientale e paesaggistica, ma una vera e propria questione di salute pubblica, fondamentale per la protezione della salute della nostra comunità, in particolare di quella più fragile, visti i livelli di inquinamento da polveri sottili, le temperature elevate e il rischio idrogeologico: tutte questioni che possono essere mitigate se si favorisce una seria tutela e promozione del verde.
Per essere coerenti con gli obiettivi di stop al consumo di suolo andrebbe limitata l’espansione urbanistica, senza più cedere alla logica di nuove espansioni, speculazioni edilizie o accordi discutibili come per l’area rinominata “Feris 2”, che per fortuna è decaduta dal PUG ma che avrebbe consentito di costruire su un’area inedificabile. È necessario privilegiare la rigenerazione urbana tramite una chiara regìa pubblica che preveda ilrecupero e la riqualificazione del patrimonio esistente sia in ambito abitativo che nelle aree produttive dismesse.
La mobilità sostenibile è un altro tema insufficiente. Il rapporto tra il Piano Urbanistico Generale (PUG) e il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) dovrebbe infatti essere sinergico. Non abbiamo rilevato linee di indirizzo concreto che vadano in questa direzione, neppure per abbozzare proposte di mitigazione rispetto alle aree congestionate dal traffico, come evidenziano le numerose osservazioni dei cittadini e dei comitati, ritenute non accoglibili.
Parlare di riduzione dell’uso delle auto sembra un tabù, ma soltanto interventi in questa direzione possono migliorare sia i livelli di inquinamento che la sicurezza stradale, in una città che le statistiche segnalano essere 104esima su 107 (dati Istat). Per convincere le persone a lasciare a casa l’auto e usufruire dei mezzi pubblici o della bicicletta servono una rete diffusa e integrata di mobilità pubblica, piste ciclabili continue, predisposizione di sensi unici di marcia, di zone 30 e la definizione di circuiti integrati che siano associati a parcheggi scambiatori alle porte della città. È più che mai necessario un cambio di paradigma, ed è proprio questo che non si intravvede nel PUG adottato a maggioranza.
Il Piano manca anche di progetti simbolici e sperimentali da avviare subito in alcuni quartieri, invece di potenziare i parcheggi già esistenti in città (come avverrà nel caso di Piazza Travaglio che verrà desigillata e piantumata, quindi resa bella e resiliente, ma prevedendo un parcheggio limitrofo alla piazza che passerà da 70 a 100 posti auto).
Con alcuni emendamenti abbiano provato a supplire al rischio di edificare palazzi multipiano nelle strade prospicenti le Mura, come via Bacchelli, Via Gramicia e Via Caldirolo o a sopperire a mancanze e ritardi nella programmazione urbanistica di Ferrara, come sul problema delle antenne per la telefonia, con il nuovo Piano antenne che non viene applicato e che non limita le installazioni su terreni privati. Anche la grave mancanza di un Piano del rumore incide a livello urbanistico sulle decisioni da prendere, in tema di viabilità e traffico automobilistico, ma anche su che luoghi destinare in città a concerti e grandi eventi.
Il colmo in Consiglio Comunale è arrivato quando la maggioranza ha bocciato tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza, incluso un emendamento de “La Comune” che chiedeva di inserire le distanze minime tra centrali di biometano/biogas e luoghi sensibili, contraddicendo incomprensibilmente quanto di fatto votato all’unanimità dieci giorni fa, quando si è detto “no” al permesso di costruire in deroga alle distanze minime per la centrale di Gaibanella.
Per quanto riguarda la carenza metodologica con cui è stato condotto un processo durato più di due anni, riteniamo che “partecipazione e trasparenza”, cardini della Legge Regionale 24/201, siano state gestite in modo superficiale rispetto alla complessità degli obiettivi dichiarati. Appena due incontri pubblici aperti alla cittadinanza a novembre 2023 e la scarsa inclusione dei gruppi più vulnerabili non possono definirsi un vero percorso partecipativo. È mancata chiarezza sugli obiettivi della partecipazione: gli scopi del processo andavano meglio definiti e comunicati in modo trasparente, così che i cittadini comprendessero quali aspetti della decisione pubblica erano aperti al contributo e quale sarebbe stato il peso delle loro osservazioni e suggerimenti.Nonostante la Giunta avesse deliberato di attivare forme di contraddittorio tra chi presentava osservazioni e l’Amministrazione, a molti degli osservanti non è stato garantito l’accesso alle valutazioni tecniche, il che ha comportato l’impegno della minoranza a svolgere una funzione di intermediazione in Commissione consiliare.
Tutto questo va in direzione contraria a una visione partecipata della nostra città.
Il PUG è il Piano più importante degli ultimi decenni per il futuro della città e delle giovani generazioni: sarebbe stato fondamentale condividerlo quanto più possibile. Incredibilmente abbiamo assistito invece anche a una grave bocciatura, quella di un emendamento in cui si chiedeva la possibilità come minoranza di partecipare agli incontri di monitoraggio del Piano, per esercitare la funzione di vigilanza e controllo che il nostro mandato prevede.