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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

24 Marzo 2025

Sull’intitolazione di una via a Craxi: non banalizzare la”Questione Morale”

Il tema della Questione Morale si concentra sulla necessità di un comportamento etico e responsabile da parte di chi occupa posizioni di autorità, al fine di garantire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel sistema democratico e riguarda la condotta e l’integrità di coloro che detengono il potere, sia in politica che in altri ambiti della società.
L’importanza della questione morale risiede nel suo impatto sulla credibilità e sulla legittimità delle istituzioni. Quando i cittadini percepiscono una mancanza di integrità e di etica da parte di coloro che li rappresentano, la fiducia nel sistema politico e nelle istituzioni può diminuire, portando a disaffezione, apatia e risentimento. La crisi della democrazia rappresentativa manifestata dal crescente astensionismo elettorale ha certamente molte cause ma tra queste la Questione Morale non è certo la meno influente.

La percezione della moralità e dell’etica nella politica e nella società nel suo complesso evidentemente è diversa da paese e paese. In Germania negli ultimi 15 anni ben tre ministri si sono dimessi per le accuse di plagio nelle loro tesi di dottorato. In Inghilterra la ministra dell’interno si dimise perché il marito aveva acquistato due film pornografici utilizzando l’abbonamento televisivo pagato con i soldi dei contribuenti. All’estero di casi del genere ce ne sono stati parecchi. Non in Italia. A parte la sospensione dalle cariche politiche a seguito di alcune condanne penali, da noi sono veramente rari i casi di dimissione volontaria per questioni morali. Le poltrone del potere in Italia sono ricoperte da una colla molto forte e una volta che ci si è seduti sopra è proprio difficile staccarsi.

La città di Ferrara ha visto recentemente la condanna del ex vicesindaco Nicola Lodi che ha comportato la sospensione per 18 mesi da tutti i suoi incarichi in Comune.

Ora vede la proposta di dedicare il nome di un luogo pubblico a Bettino Craxi.

La toponomastica delle strade urbane può essere uno strumento potente per riscrivere la storia politica dell’Italia e, visto che la storia la riscrivono i vincitori, intitolare una strada a un politico anziché ad un altro, è un modo per indirizzare la memoria collettiva. Non è solo un modo reverenziale di omaggiare un personaggio, come può essere stato intitolando una piazza al padre di Vittorio Sgarbi.
Normalmente una buona amministrazione cittadina evita accuratamente di attribuire il nome delle strade a figure controverse e fortemente divisive. Non sono rari i casi in cui i nomi di strade legati a figure storiche controverse sono stati rimossi o sostituiti per prendere le distanze da un passato scomodo ma, soprattutto, promuovere una visione più inclusiva della storia.

Per questo non si dovrebbe intitolare una strada o una piazza a Bettino Craxi.

Il crollo del sistema dei partiti tradizionali non ha insegnato nulla?
Non possiamo dimenticare che Craxi fu condannato in via definitiva a cinque anni e sei mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e a quattro anni e sei mesi per finanziamento illecito nel processo relativo alle tangenti della Metropolitana Milanese. Cosa ancor più rilevante delle condanne, che si possono espiare, non possiamo dimenticare che fuggì all’estero, evitando di scontare la pena.

Le condanne e la fuga di Bettino Craxi pesano come macigni sulla sua immagine e in genere sulla questione morale nella politica italiana. Sono passati ormai più di 30 anni da quando Craxi si trasferì ad Hammamet, storia vecchia! Non si parla più di questione morale. Ma quanta corruzione e malaffare serpeggiano ancora nella politica italiana?  Non lamentatevi della  dilagante sfiducia nelle istituzioni e della crisi di rappresentatività che emerge dal crescente astensionismo elettorale. Che segnale di rinnovamento morale della classe dirigente del paese diamo intitolando una strada a Bettino Craxi? Quale messaggio vogliamo dare alle future generazioni? Che il consenso e prestigio politico può giustificare anche la corruzione e l’illegalità?

Se non vogliamo che la memoria collettiva di Ferrara si orienti verso una idea che il consenso politico può condonare il crimine, l’illegalità ed il malaffare  non possiamo dare a una strada di Ferrara il nome di un politico, della storia recente, condannato più volte in via definitiva e che non ha scontato la pena trasferendosi in Tunisia.