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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Tag: estense.com

Senzatetto a Ferrara. La Comune chiede un cambio di passo

Intervento del gruppo rappresentato in Consiglio comunale da Anna Zonari

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A seguito di un’interpellanza e di risposte ritenute insoddisfacenti da parte dell’Amministrazione comunale sul tema dei senza fissa dimora, La Comune desidera condividere alcune riflessioni e avanzare proposte concrete.

Chi sono i senza fissa dimora? Persone che si trovano a vivere senza un’abitazione stabile per svariate ragioni. Condizione che spesso comporta gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale, sulla capacità di trovare lavoro, sull’inclusione sociale e sulla partecipazione alla vita della comunità.

Quali sono i problemi riscontrati a Ferrara? Dalle analisi de La Comune emergono diverse criticità nella gestione del fenomeno. Innanzitutto, si evidenzia l’assenza di un osservatorio comunale strutturato che possa fornire dati affidabili sul numero effettivo di persone senza fissa dimora e sui loro bisogni.

L’Unità di Strada (Uds), incaricata di monitorare il fenomeno e intercettare le persone in difficoltà, effettua uscite solo tre uscite settimanali in orario serale, risultando assente in momenti di maggiore bisogno, soprattutto nei mesi invernali e nei fine settimana.

Anche l’accesso al PRIS (Pronto Intervento Sociale) presenta delle limitazioni. Nonostante sia un servizio H24 nato per rispondere a situazioni di urgenza sociale, il numero è riservato principalmente agli enti e alle forze dell’ordine, escludendo di fatto la preziosa risorsa del volontariato, spesso in prima linea nell’intercettare le emergenze.

Un altro aspetto critico riguarda la residenza fittizia. Nonostante sia un diritto fondamentale che permette l’accesso a servizi essenziali come la sanità e l’assistenza sociale, molte persone senza dimora a Ferrara risultano esserne prive. Risulta cruciale che le istituzioni garantiscano questo diritto e a tal fine sollecitiamo il Comune e la Regione ad una maggiore trasparenza nell’applicazione della normativa.

Evidente anche la mancanza di un sistema integrato di presa in carico che coinvolga attivamente il Comune, il terzo settore e il volontariato. Spesso i volontari operano in solitudine, senza un’adeguata regia e senza un coordinamento efficace con i servizi pubblici. La scarsa partecipazione del terzo settore si riscontra anche nella definizione delle politiche locali, con una logica ancora troppo orientata ai bandi e ai contributi una tantum anziché alla co-programmazione e co-progettazione. Un esempio è l’esistenza del Piano di Attuazione Locale (PAL), documento sostanzialmente sconosciuto a operatori e volontari.

Le proposte de La Comune per un cambio di passo:

Istituire un osservatorio comunale strutturato e partecipato, che coinvolga attivamente associazioni e volontari;
Potenziare l’Unità di Strada, aumentando le risorse e ampliando l’orario di servizio per garantire uscite serali quotidiane e raggiungere anche le zone periferiche;
• Rendere l’accesso al PRIS più accessibile al volontariato, studiando modalità operative che ne preservino l’efficacia;
• Promuovere una vera co-programmazione e co-progettazione degli interventi, superando la logica dei bandi al minor costo e coinvolgendo il terzo settore nella definizione delle politiche locali. La scadenza di fine maggio del bando sui servizi per i senza fissa dimora potrebbe rappresentare un’opportunità per cambiare approccio.
Aprire una condivisione sulla presa in carico dei senza fissa dimora in un contesto più ampio, coordinato dalla Prefettura, coinvolgendo diversi enti e servizi (Forze di Polizia, INPS, USL, ospedale, volontariato).
• Lavorare per la costruzione di una struttura di prima accoglienza a bassissima soglia, più flessibile e adattabile alle esigenze dei senzatetto rispetto ai dormitori tradizionali, con un approccio orientato all’inclusione sociale e al supporto psicologico.
Siamo convinti che i problemi complessi si possano affrontare solo con un’Amministrazione realmente condivisa e basata sulla co-programmazione e co-progettazione con tutti gli attori locali.

Consiglio interrotto. Zonari: “Chi è parte delle istituzioni deve per primo rispettarle”

La consigliera de La Comune protocolla una mozione nella quale sostiene essere “inaccettabile che il Consiglio comunale degeneri in un contesto di grave disordine, dove lo scambio di insulti tra cittadini e il sindaco diventi normale”

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Dopo Marzia Marchi (M5S) anche Anna Zonari (La Comune di Ferrara) propone una mozione, con riferimento all’interruzione del Consiglio comunale del 24 marzo, nella quale stigmatizza il comportamento del sindaco Alan Fabbri mentre, a differenza della collega, usa toni più assolutori verso il presidente del Consiglio comunale Federico Soffritti.

“Chi è parte delle Istituzioni – scrive – deve per primo rispettarle, ponendo compiutamente in essere le regole alla base delle stesse”. Così Zonari impegna “i consiglieri e le consigliere, il presidente del Consiglio comunale, il sindaco e la giunta ad agire sempre, in ogni circostanza, nel pieno rispetto di Statuto e Regolamento del Consiglio comunale di Ferrara, al fine di esaltare il ruolo delle Istituzioni democratiche garantendo un clima di rispetto sostanziale e per rappresentare un reale punto di riferimento e un esempio per l’intera comunità”.

La consigliera, per prima cosa, ricorda passo passo ciò che è avvenuto dopo la presentazione delle due mozione e un odg sul riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Marzia Marchi per il Movimento 5 Stelle, Massimo Buriani (Pd) a nome oltre che del suo partito anche della Civica Anselmo e de La Comune di Ferrara e Iolanda Madeo (Fd’I) per la maggioranza.

“All’avvio del dibattito – scrive -, un piccolo gruppo di persone, presente già in precedenza nello spazio dedicato al pubblico, ha srotolato striscioni e manifesti pro Palestina e gridato “Vergognatevi!”, “ Terrorista è lo Stato di Israele”, “Assassini, assassini”.

“Mentre la polizia locale – ricorda Zonari – , ai sensi del regolamento, all’art. 71 comma 1 interveniva prontamente per rimuovere striscioni e manifesti e invitare chi urlava e chi registrava e/o riprendeva ad uscire dall’Aula, il Presidente del Consiglio Comunale, ha comunicato: ‘La seduta è sospesa’, ‘La seduta è sospesa’, ‘Abbandoniamo l’aula’ e, poco dopo, ‘Il consiglio è terminato’”.

Nella mozione viene anche ricordato che il sindaco “fino a poco prima non presente fisicamente in aula e collegato da remoto”, ha preso parola “dopo che il Presidente del Consiglio Comunale ha dichiarato terminata la seduta” e, “ignorando di fatto le decisioni prese dallo stesso”, ha iniziato a “urlare ‘Terroristi’, ‘Terroristi’, ‘Siete filo terroristi’, ‘Andè a cà vostra’”.

Poco dopo lo stesso Fabbri ha lasciato la sua postazione avvicinandosi ai manifestanti “proseguendo le accuse e gli insulti reciproci”.

La consigliera ricorda dunque che in nessuna sua parte il regolamento, “prevede che il sindaco possa sostituirsi al presidente del Consiglio comunale nel gestire il rapporto con un pubblico non rispettoso del Regolamento”. Quest’ultimo “ha la funzione di mantenere l’ordine del consiglio comunale e la sua decisione di sospendere e successivamente chiudere la seduta rientra nell’ambito delle sue responsabilità per il mantenimento dell’ordine pubblico, nonché da una valutazione sulla possibilità di ripristinare un clima consono al dibattito democratico in tempi ragionevoli”.

“Il corretto funzionamento di un consiglio comunale – aggiunge – si basa sulla collaborazione e sul rispetto reciproco dei ruoli tra il Presidente del Consiglio e il Sindaco e una incongruenza tra le decisioni prese dal Presidente (di terminare la seduta) e la decisione del Sindaco (di interloquire con i manifestanti, esacerbando il conflitto) può essere interpretato come una mancanza di rispetto per l’autorità del presidente e per il ruolo di quest’ultimo nella gestione dell’assemblea”.

Così Fabbri, “in quanto responsabile dell’amministrazione, avrebbe dovuto agire, in conformità con le leggi e i regolamenti, per contribuire a mantenere un comportamento istituzionale e improntato alla moderazione e alla tutela dell’ordine pubblico”.

Ricorda inoltre che “l’utilizzo da parte del Sindaco di termini quali ‘terroristi’ o ‘filo-terroristi’ per descrivere i manifestanti, nonché l’accusa di ‘complicità’ rivolta ad alcuni consiglieri di minoranza, oltre a non trovare alcun fondamento nella realtà dei fatti, rappresentano un’ingiustificata criminalizzazione di persone che stavano esercitando il proprio diritto di manifestare, seppur in modalità verbalmente aggressive e non consone al regolamento del consiglio”.

“L’uso – prosegue -, da parte del Primo Cittadino, di un linguaggio così grave e stigmatizzante contribuisce a polarizzare il dibattito, delegittimare il dissenso e danneggiare il clima di rispetto e collaborazione all’interno del consiglio comunale, oltre a ledere l’immagine dell’intera istituzione”.

“È inaccettabile – conclude Zonari – che il Consiglio Comunale degeneri in un contesto di grave disordine, dove lo scambio di insulti tra cittadini e il sindaco diventi normale, e dove numerosi consiglieri di maggioranza e membri della Giunta si comportino come una tifoseria acclamante ed applaudente, utilizzando persino i propri telefoni cellulari per riprendere la scena”.

Zona Medioevale. Quando l’allargamento della Ztl?

La Comune di Ferrara chiede all’amministrazione tempi più precisi con un question time che verrà discusso nel prossimo Consiglio

“In quali strade, con quali varchi e quando sono previsti i prossimi interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale”. È questa la domanda che Anna Zonari, consigliera de La Comune di Ferrara, pone all’amministrazione di Ferrara in un Question Time che verrà discusso probabilmente già nel prossimo Consiglio comunale.

Nel Qt viene riportato che i comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti devono prevedere “l’estensione delle zone a traffico limitato (ZTL) in modo che esse vadano a ricoprire il 100% della superficie del centro storico”.

“Nel Pums – ricorda Zonari – approvato nella seduta del Consiglio Comunale del 16 dicembre 2019 era prevista l’estensione della Ztl B1 entro il 2022 e l’estensione della Ztl a tutto il Centro Storico intra-mura entro il 2030”.

Inoltre nel piano triennale delle opere pubbliche che fa riferimento agli anni 2024-2026 “erano previsti per il 2025 interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale e per la realizzazione di nuovi varchi”.

Al contrario, specifica la consigliera de La Comune di Ferrara, “nel Documento Unico di Programmazione 2025 – 2027, approvato nella seduta del 10-2-2025 del Consiglio Comunale, non sono presenti espliciti riferimenti ad interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale”.

Strada a Craxi. “Non banalizzare la Questione morale”

La consigliera di opposizione replica al centrodestra che vorrebbe intitolare un luogo pubblico di Ferrara al politico che morì in latitanza

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Il tema della “Questione Morale” si concentra sulla necessità di un comportamento etico e responsabile da parte di chi occupa posizioni di autorità, al fine di garantire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel sistema democratico e riguarda la condotta e l’integrità di coloro che detengono il potere, sia in politica che in altri ambiti della società.

L’importanza della questione morale risiede nel suo impatto sulla credibilità e sulla legittimità delle istituzioni. Quando i cittadini percepiscono una mancanza di integrità e di etica da parte di coloro che li rappresentano, la fiducia nel sistema politico e nelle istituzioni può diminuire, portando a disaffezione, apatia e risentimento. La crisi della democrazia rappresentativa manifestata dal crescente astensionismo elettorale , ha certamente molte cause, ma tra queste la “Questione Morale” non è certo la meno influente.

La percezione della moralità e dell’etica nella politica e nella società nel suo complesso evidentemente è diversa da paese e paese. In Germania negli ultimi 15 anni ben tre ministri si sono dimessi per le accuse di plagio nelle loro tesi di dottorato. In Inghilterra la ministra dell’interno si dimise perché il marito aveva acquistato due film pornografici utilizzando l’abbonamento televisivo pagato con i soldi dei contribuenti. All’estero di casi del genere ce ne sono stati parecchi. Non in Italia. A parte la sospensione dalle cariche politiche a seguito di alcune condanne penali, da noi sono veramente rari i casi di dimissione volontaria per questioni morali. Le poltrone del potere in Italia sono ricoperte da una colla molto forte e una volta che ci si è seduti sopra è proprio difficile staccarsi.

La città di Ferrara ha visto recentemente la condanna del ex vicesindaco Nicola Lodi che ha comportato la sospensione per 18 mesi da tutti i suoi incarichi in Comune.

Ora vede la proposta di dedicare il nome di un luogo pubblico a Bettino Craxi.

La toponomastica delle strade urbane può essere uno strumento potente per riscrivere la storia politica dell’Italia e, visto che la storia la riscrivono i vincitori, intitolare una strada a un politico anziché ad un altro, è un modo per indirizzare la memoria collettiva. Non è solo un modo reverenziale di omaggiare un personaggio, come può essere stato intitolando una piazza al padre di Vittorio Sgarbi.

Normalmente una buona amministrazione cittadina evita accuratamente di attribuire il nome delle strade a figure controverse e fortemente divisive. Non sono rari i casi in cui i nomi di strade legati a figure storiche controverse sono stati rimossi o sostituiti per prendere le distanze da un passato scomodo, ma, soprattutto, promuovere una visione più inclusiva della storia.

Per questo non si dovrebbe intitolare una strada o una piazza a Bettino Craxi.

Il crollo del sistema dei partiti tradizionali non ha insegnato nulla?

Non possiamo dimenticare che Craxi fu condannato in via definitiva a cinque anni e sei mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e a quattro anni e sei mesi per finanziamento illecito nel processo relativo alle tangenti della Metropolitana Milanese. Cosa ancor più rilevante delle condanne, che si possono espiare, non possiamo dimenticare che fuggì all’estero, evitando di scontare la pena.

Le condanne e la fuga di Bettino Craxi pesano come macigni sulla sua immagine e in genere sulla questione morale nella politica italiana. Sono passati ormai più di 30 anni da quando Craxi si trasferì ad Hammamet, storia vecchia ! Non si parla più di questione morale. Ma quanta corruzione e malaffare serpeggiano ancora nella politica italiana?  Non lamentatevi della  dilagante sfiducia nelle istituzioni e della crisi di rappresentatività che emerge dal crescente astensionismo elettorale. Che segnale di rinnovamento morale della classe dirigente del paese diamo intitolando una strada a Bettino Craxi? Quale messaggio vogliamo dare alle future generazioni? Che il consenso e prestigio politico può giustificare anche la corruzione e l’illegalità? Se non vogliamo che la memoria collettiva di Ferrara si orienti verso una idea che il consenso politico può condonare il crimine, l’illegalità ed il malaffare  non possiamo dare a una strada di Ferrara il nome di un politico, della storia recente, condannato più volte in via definitiva e che non ha scontato la pena trasferendosi in Tunisia.

La Comune: “Ripubblicizzare la gestione dei rifiuti”

Intervento della lista dopo l’incontro organizzato da Rete Giustizia Climatica Ferrara e Forum Ferrara Partecipata giovedì

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Un sentito ringraziamento a Rete Giustizia Climatica Ferrara e Forum Ferrara Partecipata per aver organizzato ieri un importante convegno sul tema della gestione dei rifiuti urbani.

Il settore dei rifiuti è uno dei tre principali settori che emettono metano, dopo l’agricoltura e il settore petrolifero e del gas ed è responsabile di circa il 20% delle emissioni di metano causate dall’uomo a livello globale.

Ridurre rapidamente e in modo significativo l’inquinamento da metano è una delle opportunità più importanti che abbiamo per rallentare il ritmo del riscaldamento globale nei prossimi due decenni.

Il primo passo per ridurre al minimo la produzione di rifiuti è evitare che i rifiuti si generino e dunque minimizzare l’utilizzo di prodotti monouso o di breve durata e orientare le politiche e le pratiche ai principi individuati anche dalla stessa Unione Europea e dalla normativa italiana, quelli delle famose 4R – riduzione, riuso, riciclaggio e recupero.

Crediamo che una gestione pubblica, avendo come scopo primario il perseguimento dell’interesse collettivo, sia naturalmente portata per orientarsi verso politiche ambientali efficaci e orientate al lungo termine, mentre una gestione privata, pur nel rispetto delle normative, è intrinsecamente orientata alla generazione di profitto, una logica che non sempre coincide con gli obiettivi di massima tutela ambientale.

Certo, il passaggio a una gestione pubblica richiede un’attenta pianificazione e dialogo con tutti i portatori di interesse, in primis i cittadini e un impegno concreto da parte dell’amministrazione, ma l’esperienza di Alea nel forlivese dimostra che la ripubblicizzazione del servizio può essere una maniera efficace per raggiungere questi obiettivi ambiziosi quanto cruciali.

I 13 Comuni che hanno fatto nascere Alea (subentrata ad Hera) non hanno messo 1 euro dal bilancio comunale, utilizzando un prestito dalle banche e mettendo come garanzia le azioni di Hera di loro proprietà. Da quando è subentrata la gestione pubblica partecipata, i costi per i cittadini sono progressivamente calati, così come è andato aumentando il decoro della città.

Un sistema responsabilizzante e partecipativo, un’attenta organizzazione hanno portato ad un efficace e soddisfacente modalità di raccolta porta a porta, con la tariffazione puntuale, un aumento della qualità del rifiuto differenziato e una diminuzione dell’indifferenziato.

I fondi del Pnrr sono stati abilmente utilizzati per l’apertura di 11 eco centri per permettere ai cittadini di conferire in maniera aggiuntiva rispetto al calendario e una Control room permetterà a breve di migliorare il monitoraggio e il controllo, individuando in tempo reale le zone in cui si verificano abbandoni o anomalie.

Si può fare, è solo questione di visione e volontà politica!

Conflitto di interessi. Gulinelli promuove Gulinelli

L’assessore risponde sul controllo di se stesso. Ma tace sulle spese. Zonari: “Anomalia”

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“Sì”. È la risposta alla domanda se la vigilanza esercitata dall’assessore Gulinelli o da altri organi preposti rispetto a potenziali conflitti d’interesse in Ferrara Arte sia stata valida. E la risposta arriva dallo stesso assessore Marco Gulinelli.

È il ‘bisticcio istituzionale’ andato in scena nell’ultimo consiglio comunale. Anna Zonari de La Comune chiedeva in una interpellanza al sindaco lumi in merito ai rapporti tra Ferrara Arte e Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Cavallini Sgarbi.

Tra i punti sollevati da Zonari vi era anche la richiesta di conoscere il numero di opere della Fondazione Cavallini-Sgarbi esposte in mostre organizzate da Ferrara Arte e i relativi costi a carico dell’ente pubblico.

La consigliera di opposizione faceva presente che “la presenza di un’opera d’arte all’interno di mostre ufficiali ne attesta la qualità e ne aumenta visibilità e prestigio e di conseguenza il valore economico”.

Ecco allora che se la Fondazione Cavallini Sgarbi, di cui è presidente il critico d’arte che è anche presidente di Ferrara Arte, comporterebbe, a detta di Zonari, una coesistenza di ruoli che potrebbe scadere in un potenziale conflitto di interessi.

L’assessore, uomo di fiducia dello stesso Sgarbi, risponde che ad oggi le opere della Fondazione Cavallini Sgarbi esposte “sono state 28 spalmate su 7 mostre”. E “né il Comune di Ferrara né Ferrara Arte hanno pagato nessun compenso”.

E secondo l’assessore non si può parlare di conflitto di interesse “perché né Sgarbi né la fondazione di cui è presidente non hanno mai percepito compensi per le opere date in prestito a Ferrara Arte. Più che un conflitto di interesse sarebbe più corretto parlare di dono alla città”.

Infine la domanda sulla vigilanza dovuta da parte dell’assessorato alla cultura. Una domanda rivolta al sindaco Alan Fabbri, il quale però ha delegato a rispondere proprio Golinelli.

Di fronte alla valutazione positiva che Gulinelli fa di se stesso, Zonari obbietta che è quantomeno “anomalo che un assessore risponda che ha vigilato bene su se stesso”. Ma anche sul resto della spiegazione la consigliera avanza dubbi: “nell’interpellanza non si faceva coincidere l’ipotesi di conflitto di interesse con un eventuale compenso per il prestito delle opere. Ci sono costi di assicurazione, trasporti, manutenzione opere…”.

Su questi Gulinelli non ha proferito parola.

Ferrara e il consumo di suolo nel quadrante est, futuro da chiarire

Dal progetto Fe.ris al Pug: il ruolo dei cittadini nella pianificazione urbana e le scelte calate dall’alto. Interpellanza del gruppo consiliare La Comune di Ferrara

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Quando nel 2022 venne presentato il progetto Fe.ris, che prevedeva la realizzazione di un ipermercato in un campo agricolo prospiciente il parco delle Mura all’angolo tra via Caldirolo e via Turchi, un nutrito numero di cittadini prese coscienza di come solo rendendo i cittadini partecipi delle scelte che plasmano gli spazi in cui vivono si poteva prospettare una città futura migliore.

I residenti conoscono le peculiarità, le criticità e le potenzialità del proprio territorio meglio di chiunque altro. La loro prospettiva può contribuire a progetti urbanistici più equilibrati e realmente utili. Per questo la proposta di Piano Urbanistico Generale (PUG) presentata dall’amministrazione ha ricevuto centinaia di osservazioni da cittadini che hanno passato ore a studiare cartografie e discipline urbanistiche, non per chiedere di realizzare una villetta nel proprio giardino, ma per suggerire migliorie, soluzioni ai problemi, idee di sviluppo, con la prospettiva di migliorare la qualità del vivere a Ferrara . Alcune di queste osservazioni al PUG sono state accolte, almeno parzialmente; ma alla fine è stata adottata la proposta presentata dalla giunta senza sostanziali modifiche; riproducendo il solito panorama urbanistico caratterizzato da scelte calate dall’alto .

La pianificazione urbana svolge un ruolo cruciale nel dare forma al futuro delle città, bilanciando le esigenze di crescita economica, le esigenze sociali e la sostenibilità ambientale. Il PUG funge da strumento primario per governare le trasformazioni urbane del territorio comunale di domani. Tuttavia, l’implementazione dei PUG può essere complessa, spesso comportando compromessi e aggiustamenti che possono inavvertitamente contraddire gli obiettivi iniziali del piano e le più ampie politiche regionali.

Per questo i cittadini che si erano studiati le cartografie del PUG sono rimasti perplessi vedendo che veniva adottata una serie di trasformazioni del perimetro del territorio urbanizzato nell’area est di Ferrara.
La trasformazione di aree agricole in aree urbanizzate, anche se progettata con attenzione alla permeabilità, solleva diversi interrogativi. Ma il principale è: perchè farla? A chi giova? Perchè quel campo e non quello del vicino?

Conoscendo gli obiettivi specifici del PUG di Ferrara in merito alla riduzione del consumo di suolo e alla salvaguardia dei terreni agricoli, ogni trasformazione da terreno non edificabile a terreno edificabile dovrebbe essere ben motivata. Con la popolazione in calo e migliaia di abitazioni inutilizzate non abbiamo certo bisogno di nuove speculazioni residenziali.

Se poi, come è successo, è stato segnalato dai cittadini che queste trasformazioni erano in contrasto con la legge regionale, non si può far finta di niente.

Inoltre, la pressione per tali trasformazioni può favorire pratiche abusive, mettendo a dura prova l’efficacia dei meccanismi di controllo e vigilanza.

Per questo abbiamo chiesto al Sindaco che venga chiarito il processo decisionale che ha portato ad almeno 6 trasformazioni da area agricola a tessuto urbanizzato nel quadrante est di Ferrara. Nel complesso sono decine di ettari di terreno la cui urbanizzazione va in contrasto con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo.

Vogliamo che sia fatta chiarezza su ciascuna di queste scelte di pianificazione urbana, comprenderne la loro logica ed esaminare attentamente il ruolo dei decisori politici nel dare forma a questi sviluppi potenzialmente in contrasto con le leggi regionali.

 

Conflitto di interessi in Ferrara Arte? Zonari: “Trasparenza sulla presidenza Sgarbi”

La presidente del gruppo consiliare La Comune di Ferrara solleva interrogativi sulla gestione della Fondazione e chiede chiarezza al sindaco

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La gestione della Fondazione Ferrara Arte torna sotto i riflettori con un’interpellanza presentata dalla presidente del gruppo consiliare La Comune di Ferrara, Anna Zonari, che chiede al sindaco chiarimenti e provvedimenti per tutelare la Fondazione da possibili conflitti di interesse.

L’interpellanza prende le mosse dalla nomina, nel 2019, del professor Vittorio Sgarbi a presidente della Fondazione Ferrara Arte. Un incarico confermato nel novembre 2024, nonostante lo stesso Sgarbi sia coinvolto in indagini giudiziarie e ricopra anche la presidenza della Fondazione Cavalllini-Sgarbi, ente che conserva opere d’arte di proprietà della sua famiglia. Tale sovrapposizione di ruoli secondo Zonari solleva dubbi sulla compatibilità del suo incarico con il principio della trasparenza nella gestione della cosa pubblica.

Tra i punti sollevati da Zonari vi è la richiesta di conoscere il numero di opere della Fondazione Cavallini-Sgarbi esposte in mostre organizzate da Ferrara Arte e i relativi costi a carico dell’ente pubblico. Inoltre, si chiede al sindaco Fabbri perché non sia stato considerato il rischio di conflitto di interesse nel confermare la presidenza di Sgarbi, specialmente quando la Fondazione Ferrara Arte organizza esposizioni con opere di proprietà dello stesso Sgarbi o della sua famiglia.

Un altro punto critico riguarda l’assenza di trasparenza: sul sito di Ferrara Arte, come riporta Zonari, non risultano pubblicate le dichiarazioni obbligatorie su stato patrimoniale, redditi e incarichi, come previsto dalla normativa sulla trasparenza. L’interpellanza chiede se l’Amministrazione sia a conoscenza di questa mancanza e quali siano i tempi previsti per la pubblicazione di tali documenti.

Zonari sollecita inoltre l’adozione di strumenti normativi per regolare meglio la governance delle società partecipate, proponendo l’introduzione di un Codice di Comportamento e di un regolamento specifico per prevenire situazioni di conflitto di interesse. Chiede poi se vi sia l’intenzione di modificare lo Statuto di Ferrara Arte per garantire maggiore indipendenza e trasparenza nella gestione.

Infine, l’interpellanza interroga il sindaco sulla vigilanza esercitata dall’assessore Gulinelli o da altri organi preposti rispetto a questi potenziali conflitti d’interesse.

L’iniziativa di Anna Zonari pone l’accento sulla necessità di chiarezza nella gestione della Fondazione Ferrara Arte e chiama l’Amministrazione comunale a rispondere su come intenda tutelare l’ente da possibili influenze esterne che possano comprometterne l’autonomia e la trasparenza.

Nuova scuola Manzoni in via Zanardi: a che punto siamo?

Un progetto in evoluzione tra dubbi e richieste di chiarimento. Interrogazione di Anna Zonari (La Comune)

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Il progetto per la costruzione della nuova Scuola Manzoni in via Don Zanardi, finanziato con fondi Pnrr continua a sollevare interrogativi tra i cittadini e i rappresentanti del Consiglio Comunale di Ferrara. Dopo l’approvazione del “Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums)” nel dicembre 2019 e l’adozione del “Piano Urbanistico Generale dell’11 dicembre 2024”, il percorso per la realizzazione dell’edificio scolastico sembra avanzare, ma con alcune incognite.

Durante incontri tenutisi a febbraio ed aprile 2024, residenti e insegnanti hanno esposto agli ex assessori Kusiak e Maggi alcune osservazioni sul progetto preliminare della scuola. Tali osservazioni avrebbero dovuto portare a modifiche e aggiornamenti, ma i cittadini si chiedono se queste siano state effettivamente recepite nel progetto definitivo. La consigliera Anna Zonari, in rappresentanza del gruppo consiliare La Comune di Ferrara, ha presentato un’interrogazione al sindaco e alla Giunta comunale per fare chiarezza su diversi punti critici del progetto.

Le domande aperte riguardano diversi aspetti fondamentali. Innanzitutto, si vuole sapere “quale sia il progetto definitivo” e se “le richieste dei cittadini siano state considerate”. C’è poi il nodo del “campo da calcetto, attualmente molto frequentato”, e della sua eventuale ricollocazione in altra sede. Un altro punto controverso riguarda la “realizzazione di un parcheggio con circa 40 posti auto nello spazio della vecchia scuola”, nonostante la presenza di numerosi parcheggi disponibili in Via Biancospino. C’è poi la questione della capienza: “la nuova scuola potrà ospitare fino a 198 alunni, quasi il doppio rispetto ai 96 della vecchia scuola”. Questo aspetto solleva dubbi sull’eventuale chiusura di altre scuole primarie periferiche, considerando il calo demografico in corso.

Un tema di grande rilevanza riguarda “l’inquinamento del suolo”, in particolare il fatto che “il piano di caratterizzazione della contaminazione sia stato avviato solo dopo la gettata in cemento armato delle fondamenta”. Inoltre, si chiede se “sarà costruita una palestra e in quali spazi”. C’è poi il problema dell’accessibilità delle aree verdi: “l’area verde retrostante la vecchia scuola e il campo da calcetto saranno recintati e destinati esclusivamente agli alunni della nuova scuola”? Un’altra preoccupazione riguarda il verde urbano: “quali alberi sono stati abbattuti o potati? Quanti ne verranno piantati in sostituzione?” Il progetto iniziale prevedeva aree verdi alberate all’interno della scuola, ma “la gettata di cemento sembra escludere questa possibilità”, facendo temere che “gli spazi verdi interni siano stati eliminati”.

Infine, un altro aspetto rilevante è “la viabilità”. “La nuova scuola e il parcheggio potrebbero comportare un aumento del traffico sulla già congestionata rotatoria di Piazzale San Giovanni”. Come verrà gestito questo incremento? “Saranno adottate misure per rallentare il traffico nei pressi dei passaggi pedonali e garantire la percorribilità ciclabile di Via Don Zanardi”? L’interrogazione pone l’accento su questioni cruciali per la cittadinanza, che attende “risposte chiare su sicurezza, viabilità e tutela degli spazi verdi”. Resta ora da vedere come l’Amministrazione risponderà a questi interrogativi e quali azioni concrete verranno intraprese per garantire che il progetto della nuova Scuola Manzoni rispecchi “le esigenze di studenti, docenti e residenti del quartiere”.

Caserma Pozzuolo del Friuli. “A che punto siamo?”

Anna Zonari (La Comune di Ferrara) interroga la giunta per avere novità sul percorso partecipato

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“A che punto è il percorso per la progettazione partecipata?” È la prima di una serie di domande che La Comune di Ferrara e la consigliera eletta Anna Zonari pongono a sindaco e giunta in un’interrogazione alla quale potrebbero avere risposta in uno dei prossimi consigli comunali.

“Quale è – chiedono anche – il livello di partecipazione e coinvolgimento che è stato raggiunto? Quante proposte sono state discusse e con quanti interlocutori? Se dal percorso partecipativo non è uscito ancora un progetto, entro quando si prevede di presentarlo? Se dal percorso partecipativo è uscito un progetto, perché non è stato ancora presentato? I lavori in corso o che ci sono stati recentemente nell’area dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli e della Cavallerizza a chi sono in carico ? il Comune ha rilasciato un qualche permesso per i suddetti lavori?”

Zonari ricorda anche come il 15 febbraio dello scorso anno sia “stata affidata alla società Consorzio Futuro in Ricerca per € 18.300,00 il servizio di progettazione partecipata degli spazi presso la caserma Pozzuolo del Friuli in via Cisterna del Follo”.

La consigliera sottolinea anche, facendo riferimento all’approvazione del Pug (Piano urbanistico generale), che “il Complesso Caserma Pozzuolo del Friuli è elencato nell’ambito delle strategie sovralocali, tra gli interventi di “Recupero e rifunzionalizzazione delle aree dismesse” funzionali all’attuazione del Progetto Guida 4 dedicato alla valorizzazione del Parco delle Mura”.

Nel Dup e nel Bilancio di Previsione non verrebbe però “riportata alcuna previsione di spesa per la riqualificazione della ex-caserma e in Commissione è stato dichiarato che non potevano esserci essendo l’ex-caserma non di proprietà del Comune”.

Code in Questura, bocciata la mozione di Zonari

Per la maggioranza la raccolta dei dati è insufficiente. Segala (Pd): “Condanniamo Ferrara alla criminalità organizzata”

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Troppa burocrazia secondo Francesco Rendine nella mozione, respinta dalla maggioranza, presentata da Anna Zonari in Consiglio comunale. Un monitoraggio periodico sui tempi di rilascio dei permessi di soggiorno presso la Questura di Ferrara e un tavolo di analisi con il Consiglio territoriale per l’immigrazione, la Prefettura, le associazioni del terzo settore e i sindacati sarebbero, secondo il consigliere della Civica Fabbri, “misure insufficienti” ad evitare lunghe code in corso Ercole I d’Este, come quelle di soli pochi giorni fa.

Sempre il consigliere Rendine accusa la minoranza di “partire lungo certe tangenti individuali” per attaccare l’Amministrazione, ma fa notare Arianna Poli (Civica Anselmo) che “su questioni di dignità umana non si tratta di fazioni politiche” e, anzi, ritiene “incredibile che non ci sia unanimità” su questo tema.

“Il voto negativo non è alla minoranza – ribatte Zonari -, ma alle centinaia di persone disperate che lavorano regolarmente e che rischiano di non avere più accesso alle cure sanitarie né a un’abitazione”. La consigliera de La Comune si riferisce al Decreto Cutro, che ha reso quasi impossibile la conversione dei permessi di soggiorno per protezione speciali in permessi di lavoro mettendo a rischio migliaia di persone regolari nel nostro territorio.

“Questo è un problema anche per i settori in cui sono impegnate queste persone – incalza Zonari -. Significa anche perdere competenze per le aziende, agricole o artigianali. A tutto ciò si aggiungono i ritardi di oltre un anno per il rinnovo dei permessi di soggiorno, senza i quali si perde tutta una serie di diritti, a partire dalla salute, dalla casa e dal lavoro”.

Anche Enrico Segala (Pd) conviene con la consigliera che sia necessario fare pressioni per ottenere maggiore controllo e monitoraggio. “Il problema è di irregolarità sul nostro territorio – afferma –. Nel 2023 lo Stato italiano e i prefetti hanno disposto 25mila espulsioni, ma di queste sono state accompagnate nel loro paese d’origine solo 1300 persone. Se aggiungiamo le disposizioni del Decreto Cutro, condanniamo Ferrara a forme di criminalità organizzata”.

“Che ne dica il sindaco, io non ho mai negato la presenza di organizzazioni criminali straniere nella nostra città – continua Segala –, ma, per evitare che queste persone diventino prede di mercato nero o caporalato, la politica deve lavorare sui tempi lunghissimi della Questura di Ferrara, imbarazzanti rispetto a quelli di Milano”.

Mobilità sostenibile a Ferrara: obiettivi ambiziosi, risultati incerti

Tra promesse e realtà, l’interrogazione di Anna Zonari (La Comune) mette in luce criticità e ritardi nell’attuazione del piano

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Nel dicembre 2019, il Consiglio Comunale di Ferrara ha approvato il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums), uno strumento strategico per migliorare la mobilità urbana, la qualità dell’aria e la sicurezza stradale. Il piano prevede obiettivi ambiziosi da raggiungere entro il 2030, tra cui una riduzione del 50% dell’incidentalità stradale, con particolare attenzione alle categorie vulnerabili come pedoni, ciclisti, bambini e anziani. Il Pums include interventi concreti, come la creazione di zone 30, la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali, la riqualificazione dei percorsi pedonali e ciclabili, e l’adozione di una “Visione Zero Morti” nel lungo periodo.

Nonostante le premesse, a cinque anni dall’approvazione del piano, sorgono interrogativi sullo stato di attuazione degli interventi e sul monitoraggio dei risultati. La presidente del Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara, Anna Zonari, ha presentato un’interrogazione al sindaco e alla Giunta per ottenere chiarimenti in merito. Tra le domande principali figurano lo stato di avanzamento delle azioni previste, la frequenza e i risultati dei monitoraggi obbligatori, e le misure adottate per ridurre l’incidentalità stradale.

Un tema centrale dell’interrogazione riguarda i cosiddetti “punti neri” della rete stradale comunale, ovvero le aree con una maggiore incidenza di incidenti. Si chiede quali interventi siano stati programmati o realizzati per migliorare la sicurezza in queste zone e quali strumenti siano stati utilizzati per identificare le criticità. Inoltre, viene chiesto se sia stata garantita la partecipazione attiva dei cittadini e delle associazioni di categoria nel processo di monitoraggio e attuazione degli interventi.

L’interrogazione pone anche l’accento sull’inclusione e sull’accessibilità, chiedendo se sia stato istituito il Disability Manager, figura prevista dal Pums per garantire il diritto alla mobilità delle persone con disabilità. La consigliera Zonari richiede dettagli sulle azioni intraprese da questa figura per promuovere un sistema di trasporti equo e sicuro.

Un ulteriore punto critico riguarda la trasparenza nell’utilizzo dei fondi destinati al Pums. Quanti dei finanziamenti stimati sono stati effettivamente spesi e come? Questa domanda si collega alla necessità di verificare se le risorse siano state impiegate in modo efficace per raggiungere gli obiettivi prefissati.

L’interrogazione sollecita infine una visione chiara su come l’amministrazione intenda procedere per garantire il raggiungimento degli obiettivi del Pums nel breve, medio e lungo termine. La sicurezza stradale e la mobilità sostenibile sono temi centrali per la qualità della vita dei cittadini di Ferrara, e la risposta del sindaco e della Giunta sarà determinante per valutare l’impegno dell’amministrazione su questi fronti.