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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Tag: Ferrara Today

Rischio idraulico, Zonari: E’ stato aggiornato il Piano comunale di emergenza?”

La consigliera ha chiesto “quante risorse sono state spese per la manutenzione delle infrastrutture”

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agli eventuali aggiornamenti relativi al Piano comunale di emergenza all’entità delle risorse destinate alle spese per la manutenzione delle infrastrutture, senza tralasciare la collaborazione con i Consorzi di bonifica. Sono diverse le domande poste dal Gruppo consiliare La Comune all’Amministrazione in materia di rischio idraulico.

La consigliera Anna Zonari ha infatti presentato un’interrogazione sul tema premettendo che “il nostro territorio, in particolare Ferrara, è tra i più vulnerabili al rischio idraulico, come dimostrato dagli eventi meteorologici degli ultimi anni. Gli studi sul clima dimostrano che il bacino del Po è particolarmente esposto al rischio di esondazione a causa della mutazione climatica (che non ci stancheremo mai di ricordare che è causata dal sistema di produzione e consumo umano), che aumenta la frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi come piogge torrenziali e siccità”.

Da qui alla considerazione che “la siccità rende il terreno più impermeabile, aumentando il rischio di alluvioni durante le piogge successive. L’aumento di piogge intense e concentrate in brevi periodi sovraccarica il sistema fluviale, sia causando piene improvvise, che possono superare la capacità degli argini e delle infrastrutture idrauliche, sia a causa dell’incapacità delle reti di scolo e fognarie di gestire le forti piogge. Anche l’urbanizzazione e la conversione agricola delle aree di espansione naturale del fiume riducono la capacità di assorbimento durante le piene, aumentando il rischio di esondazioni”.

Attraverso l’interrogazione, il Gruppo consiliare La Comune ha chiesto se “è stato aggiornato il Piano comunale di emergenza per includere il rischio di esondazione del Po”, quanti “aggiornamenti sono stati fatti alle mappe di rischio negli ultimi cinque anni”, se “il Piano intercomunale di Protezione civile è allineato alle più recenti indicazioni del Piano di gestione del rischio alluvioni”, e se “ci sono discrepanze da superare”.

L’esponente di opposizione ha inoltre chiesto quante “risorse sono state spese per la manutenzione delle infrastrutture idrauliche negli ultimi due anni”, se “il Comune collabora con i Consorzi di bonifica per la manutenzione costante”, quali  “risorse sono disponibili per il Centro operativo comunale in caso di esondazione”, se “esistono protocolli chiari per comunicare con i cittadini in caso di emergenza”, se “sono state organizzate campagne di informazione e simulazioni per i cittadini”, e come “vengono coinvolti i cittadini nella pianificazione delle misure di emergenza”.

Zonari ha concluso, chiedendo se “il Comune ha partecipato a bandi per finanziare interventi di mitigazione del rischio”, se “esiste un piano di emergenza ospedaliero aggiornato per la protezione delle infrastrutture e il trasferimento dei pazienti”, e se “sono state identificate aree sicure negli ospedali e predisposte procedure per la classificazione dei pazienti”.

Progetto per il reinserimento dei detenuti, Zonari chiede se sono stati convocati gli incontri

La consigliera di opposizione: “E’ stato formalmente invitato il Comitato locale esecuzione penale adulti?”

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Un’interrogazione sulla programmazione di zona relativa al progetto ‘Territori per il reinserimento Emilia-Romagna’. A rivolgere le domande all’Amministrazione in relazione al progetto è la consigliera comunale di opposizione Anna Zonari.

La presidente del Gruppo La Comune ha ricordato che “la programmazione di zona è un passaggio cruciale per l’efficace attuazione del progetto”, in quanto “consente di adattare gli interventi alle specifiche esigenze del territorio”, e che “la partecipazione di diversi soggetti del territorio è essenziale per garantire un approccio integrato”.

Da qui a una serie di domande all’Amministrazione comunale per sapere se “sono stati convocati degli incontri sul progetto ‘Territori per il reinserimento Emilia-Romagna’ nell’ambito della programmazione dei Piani di zona, al fine di coinvolgere gli enti di terzo settore, in particolare quelli già attivi in progetti con la popolazione detenuta o dimittente”, e “se sì, in quali date”.

La consigliera comunale ha inoltre chiesto: “Quali sono stati i soggetti del territorio formalmente invitati a partecipare alla fase di programmazione di zona? In particolare, è stato formalmente invitato il Comitato locale esecuzione penale adulti? E i rappresentanti del Terzo settore, del volontariato, delle associazioni datoriali, dei servizi sanitari e altri soggetti rilevanti? Se sì, quali?”.

Gli ulteriori quesiti hanno riguardato i criteri che “sono stati utilizzati per la ripartizione dei fondi tra le diverse aree di intervento a livello locale, in conformità con quanto stabilito dalla Regione per le aree 1, 2, 3 e 4”, e le misure che “sono state adottate per garantire la trasparenza e la diffusione delle informazioni relative alla programmazione di zona e all’attuazione del progetto Tpr-ER nel nostro territorio”.

Infine, Zonari ha chiesto se “sono state previste azioni specifiche per i dimittendi dal carcere, e se sono state valutate le segnalazioni dell’equipe della casa circondariale in merito ai percorsi di uscita”, e “se esistono verbali delle riunioni mensili svolte dall’equipe composta da Comune, Asp, Ausl, Uepe, Uffici esecuzione penale e Centro servizi volontariato e quanti sono i progetti di inclusione realizzati negli ultimi 5 anni”.

Pfas nelle acque, Zonari (La Comune): “Quante analisi sono state fatte nel periodo 2020-2024?”

La consigliera ha interpellato l’Amministrazione per conoscere numero dei campioni e risultati dettagliati

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La presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque potabili del Comune di Ferrara è al centro di un’interpellanza presentata dalla consigliera di opposizione Anna Zonari. La presidente del Gruppo La Comune, infatti, premettendo che “Greenpeace ha recentemente divulgato i risultati di una campagna di analisi sulla presenza di Pfas nelle acque potabili di 235 Comuni italiani, inclusa Ferrara”, si è rivolta all’Amministrazione con una serie di domande.

Quesiti, accompagnati dalla considerazione che “i risultati delle analisi indicano che Ferrara è il secondo Comune in Italia per presenza di acido trifluoroacetico (Tfa) con 375,5 nanogrammi per litro, e l’ottavo per la ‘somma di Pfas’ con 43,3 ng/l1, sesto posto in regione per valori massimi di Pfoa (3,6 ng/l) e al quinto per valori massimi di Pfos (2 ng/l), sostanze ritenute preoccupanti per la salute”, che “la direttiva europea 2020/2184 prevede un valore limite di 100 ng/l per la ‘somma di Pfas’ ritenuti preoccupanti nelle acque destinate al consumo umano”, e che “Hera, gestore del servizio idrico nel Comune di Ferrara, ha dichiarato di eseguire monitoraggi sui Pfas, nonostante l&’applicazione dei limiti sia prevista solo dal 2026”.

Da qui alle domande al sindaco per sapere “quante analisi sono state effettuate da Hera nel periodo 2020-2024, specificando il numero di campioni prelevati nell’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro e in altri punti di campionamento nel territorio comunale, nonché i valori specifici riscontrati per la ‘somma di Pfas’, Pfoa e Pfos”, e se “il Comune intende richiedere la pubblicazione dei risultati dettagliati delle analisi condotte da Hera per garantire trasparenza e informazione ai cittadini altamente preoccupati e confusi dalle notizie apparse sulla stampa”.

Zonari ha inoltre chiesto se “il Comune intende avviare un piano di monitoraggio periodico (mensile) dei Pfas, compreso il Tfa, nelle acque destinate alla produzione di acqua potabile e nelle acque destinate al consumo umano, e quali azioni intende intraprendere nel caso si riscontrassero concentrazioni superiori ai limiti di legge o, comunque, superiori ai parametri considerati a tutela della salute”, e se “intende farsi promotore di un progetto sperimentale, in collaborazione con Hera e l’Università di Ferrara, per approfondire le conoscenze e l’efficacia dei sistemi di trattamento delle acque rispetto al Tfa14”.

L’ultimo quesito riguarda “quali misure concrete intende adottare il Comune per tutelare la salute dei cittadini di fronte alla contaminazione da Pfas, anche in considerazione degli studi che dimostrano i legami tra esposizione a Pfas e problemi di salute”.

 

Stato di attuazione del Pums, Zonari (La Comune) interroga l’Amministrazione

La consigliera di opposizione ha posto l’accento su tempi e indicatori di sicurezza stradale

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Il Piano urbano di mobilità sostenibile è al centro di una serie di domande che la consigliera comunale Anna Zonari ha rivolto all’Amministrazione. Interrogativi relativi all’approvazione del documento in Giunta, a partire dallo stato di attuazione fino al monitoraggio degli obiettivi sulla sicurezza stradale.

La presidente de La Comune ha infatti presentato un’interrogazione per sapere dal sindaco e dalla Giunta “qual è lo stato di attuazione del Pums a cinque anni dalla sua approvazione, con particolare riferimento agli interventi previsti per la sicurezza stradale”, se “sono stati effettuati i monitoraggi periodici previsti”, e “se sì, con quali strumenti di rilevazione”, e “con quale frequenza e quali sono i risultati principali relativi agli indicatori di sicurezza stradale”. Fra gli esempi citati, il numero e la “geolocalizzazione di incidenti, feriti e decessi, in particolare per le utenze vulnerabili”.

Inoltre, Zonari ha chiesto “quali azioni concrete sono state intraprese per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 50% dell’incidentalità entro il 2030, con particolare attenzione a pedoni, ciclisti, bambini e anziani”,e  “quali sono i punti critici (punti neri) identificati nella rete stradale comunale e quali interventi sono stati programmati o realizzati per renderli più sicuri”.

Spazio, quindi, a domande per sapere “come viene garantita la partecipazione dei cittadini e delle associazioni di categoria nel processo di monitoraggio e attuazione degli interventi relativi alla sicurezza stradale”, se “è stato istituito il disability manager”, e “se sì, quali azioni ha intrapreso per garantire il diritto alla mobilità delle persone con disabilità”.

Infine, la consigliera comunale ha chiesto “come si intende procedere per raggiungere gli obiettivi del Pums nel breve, medio e lungo termine, con particolare attenzione alla sicurezza stradale e alla mobilità sostenibile”, e “quanti fondi, tra quelli stimati per tutte le azioni del Pums, sono stati effettivamente spesi e come”.

 

La consigliera di opposizione ha proposto un tavolo sulla povertà aperto alle realtà del Terzo settore

La consigliera di opposizione ha proposto un tavolo sulla povertà aperto alle realtà del Terzo settore

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Le vulnerabilità e i diritti, in senso stretto, delle persone senza fissa dimora sul territorio sono al centro di un’interpellanza della consigliera comunale di opposizione Anna Zonari.

La presidente del Gruppo consiliare La Comune, infatti, ha ricordato che “a novembre 2024 il Parlamento italiano ha approvato una legge perché venga concessa la residenza anagrafica alle persone che vivono in strada, al fine di poter avere un medico di base e curarsi”, aggiungendo che “nel Comune di Ferrara, a tutela della popolazione più vulnerabile, sono presenti il Pronto intervento sociale, lo Sportello sociale unico integrato, Asp e l’unità di strada”.

Servizi pubblici, a fianco dei quali, sono presenti “numerose realtà del privato sociale (Odv, Aps, associazioni, gruppi informali di cittadine e cittadini) la cui missione è supportare persone e nuclei in difficoltà socioeconomica, in coerenza con il principio di tutela della dignità umana”.

Zonari ha aggiunto che “l’assessore alle Politiche sociali ha dichiarato alle principali testate locali che il ‘piano freddo’ prevede la disponibilità di ‘quasi 100 posti'”, evidenziando che “anche a Ferrara sono presenti diverse persone (sia uomini che donne) che dormono all’aperto”, che “nella quasi totalità dei casi si tratta di donne e uomini estremamente vulnerabili che non scelgono di vivere secondo questa modalità”, e che “tale vulnerabilità è spesso legata a patologie di natura fisica, psicologica o a dipendenze multiple”.

Da qui a una serie di domande rivolte al sindaco e all’assessore competente per sapere se “il Comune, in collaborazione con i servizi pubblici e privati sopracitati, possiede un osservatorio sul numero effettivo delle persone senza fissa dimora che dormono lungo le strade del territorio”, se “il Comune, in collaborazione con i servizi pubblici e privati sopracitati, monitora i bisogni di queste persone e il loro soddisfacimento e se sì come”.

Zonari ha inoltre chiesto “qual è l’effettiva distribuzione dei ‘quasi cento posti’ dichiarati e come sono suddivisi tra uomini e donne”, se “l’accoglienza presso queste strutture è garantita anche a chi possiede un animale d’affezione”, quali “sono gli orari e le modalità di attivazione del Pris”, e a “quante persone che vivono in strada è stata concessa l’iscrizione all’anagrafe per poter accedere al medico di base e curarsi”.

La consigliera de La Comune ha concluso, rivolgendosi all’Amministrazione, per conoscere se “il Comune intende, nell’ottica della co-programmazione e co-progettazione, istituire un tavolo sulla povertà aperto alle realtà del Terzo settore impegnate nel contrasto alle povertà e alla marginalità”.

Biometano, Zonari (La Comune): “Voce di cittadini e politica messa in secondo piano”

La consigliera ha ricordato l’emendamento sulle distanze minime rispetto ai luoghi sensibili

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Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna ha rilasciato l’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di biometano a Gaibanella”. La presidente del Gruppo consiliare La Comune Anna Zonari è intervenuta sul tema.

“La decisione – ha spiegato l’esponente di opposizione – è giunta dopo un procedimento di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, nonostante incida in maniera importante sul territorio e chi lo abita, in primis i cittadini. Solo un mese fa, 17 dicembre 2024, Arpae aveva concluso l’ultima Conferenza dei servizi, annunciando un preavviso di diniego alla costruzione dell’impianto, sostenendo che la posizione finale contraria espressa dal Comune di Ferrara doveva essere ritenuta prevalente rispetto a tutti i pareri espressi”.

Distanze minime

Zonari ha ricordato che “infatti, il Consiglio comunale, con il voto unanime del 2 dicembre, aveva deciso di non concedere il permesso a costruire in deroga alle distanze minime di sicurezza che un simile impianto dovrebbe rispettare rispetto a luoghi sensibili come abitazioni, edifici storici e strutture ospedaliere. Tuttavia, il 13 gennaio 2025, nel testo dell’autorizzazione rilasciata da Arpae, si legge come ‘le motivazioni che accompagnano l’espressione contraria del Consiglio comunale non siano pertinenti rispetto all’oggetto della discussione affidata allo stesso organo consiliare’. Questa dichiarazione solleva interrogativi importanti su cosa significhi concretamente questa affermazione e su quali dovrebbero essere le reali competenze del Consiglio comunale in simili procedimenti”.

Trasparenza e partecipazione

Da qui alla considerazione che “la sensazione che emerge oggi è che la voce della politica e dei cittadini venga messa in secondo piano rispetto alla predominanza dei pareri tecnici e della legislazione nazionale. I cittadini si chiedono: quale potere ha la politica locale di fronte a decisioni di questa portata? A nostro avviso, si sarebbe potuto fare di più per tutelare il territorio e il benessere di chi lo vive, a partire da un reale processo di partecipazione con la comunità. Un passo in più lo avrebbe potuto portare anche l’approvazione (e non la bocciatura) dell’emendamento che avevo proposto durante la discussione del Piano urbanistico generale, che prevedeva l’introduzione di distanze minime specifiche per la localizzazione di impianti come quello del biometano dai luoghi sensibili”.

Confronto su più livelli

La consigliera de La Comune ha aggiunto che “l’approvazione di questa proposta avrebbe permesso di rafforzare il diniego del Comune in sede di Conferenza di servizi. Inoltre, a dicembre, non è stato possibile discutere la mozione che avevo presentato per impegnare il Consiglio comunale a sostenere i cittadini di Gaibanella nelle eventuali azioni legali contro il rilascio dell’autorizzazione, mettendo a disposizione risorse e supporto per ricorrere contro la decisione. In tale mozione, si chiede anche di avviare un confronto politico a tutti i livelli – provinciale, regionale e statale – per affrontare il problema del cumulo degli impatti ambientali derivanti dalla proliferazione di impianti di biogas e biometano nella provincia di Ferrara, ormai giunti a 50 unità”.

La presidente del Gruppo consiliare ha concluso che “questo fenomeno, se non monitorato adeguatamente e non accompagnato da una oculata pianificazione urbanistica, rischia di avere gravi conseguenze sulla qualità della vita dei cittadini, sia in termini di salute che di vivibilità del territorio. E’ urgente che le autorità locali e regionali, i sindaci, le forze politiche, in collaborazione con i cittadini e i comitati, facciano un passo in avanti per affrontare i temi legati all’energia e all’ambiente in modo equilibrato, responsabile e realmente sostenibile. Chiediamoci infatti: in assenza dei lauti incentivi a costruire questi impianti, quante domande verrebbero presentate?”.

 

Piano urbanistico generale, La Comune: “Visione incoerente con gli obiettivi di sostenibilità”

Il Gruppo di opposizione ha sottolineato la mancanza di interventi sistemici nel documento adottato
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Riceviamo e pubblichiamo:

“In Consiglio comunale, come gruppo consiliare La Comune di Ferrara abbiamo espresso un parere contrario all’adozione del nuovo Piano urbanistico generale (Pug), sia per questioni di contenuto che di metodo. Lo riteniamo insufficiente rispetto alle gravi sfide ambientali e urbanistiche che la mutazione climatica che già stiamo vivendo ci pone e ci porrà, come emerge dal documento sull’Analisi climatica presente nel Piano, in cui si evidenzia che la Strategia per la qualità urbana ed ecologico ambientale del Pug si deve confrontare con un profilo climatico locale in rapido mutamento, e probabilmente peggioramento. 

E’ come se le nostra città stesse cambiano più velocemente di quanto i modelli climatici possano prevedere. La temperatura media continua a salire, con conseguenti periodi di siccità che ben conosce l’agricoltura, ondate di calore e notti tropicali, oltre a rischi crescenti di eventi metereologici estremi, come le recenti e vicine alluvioni dimostrano. Quello che serviva erano chiare e stringenti linee di indirizzo, anche più stringenti di quanto consenta la legge urbanistica regionale. Serviva più decisione e coraggio e interventi sistemici, con regole e prescrizioni. Perché è bene ricordare che la mutazione climatica dipende da un complesso di fattori causati dal sistema economico produttivo e di consumo.

Nonostante gli obiettivi strategici siano complessivamente condivisibili, trovano una non sufficiente rispondenza nelle linee di indirizzo e a volte addirittura una assenza, giustificata come esigenza di ‘flessibilità’ e rimando a successivi Accordi operativi, svuotando di fatto il Pug della sua funzione di orientamento ed indirizzo. Progetti come il parcheggio sull’area dell’ex zuccherificio a Pontelagoscuro che vedrà un Parcheggio di 10/12mila automobili o l’uso del parco Bassani per eventi di massa senza aver preso in considerazione un’alternativa nel Parco sud per gli eventi temporanei, dimostrano una visione incoerente con gli obiettivi di sostenibilità dichiarati.

Nel Pug manca un Piano del verde e della biodiversità Ferrara, che ponga la valutazione dei servizi ecosistemici come azione fondamentale per sviluppare scenari di pianificazione del territorio e misurare gli effetti di sostenibilità delle scelte. La biodiversità non è più solo una questione ambientale e paesaggistica, ma una vera e propria questione di salute pubblica, fondamentale per la protezione della salute della nostra comunità, in particolare di quella più fragile, visto i livelli di inquinamento da polveri sottili, le temperature elevate e il rischio idrogeologico, tutte questioni che possono essere mitigate se si favorisce una seria tutela e promozione del verde.

Per essere coerenti con gli obiettivi di stop al consumo di suolo, l’espansione urbanistica deve essere limitata, senza più cedere alla logica di nuove espansioni e speculazioni edilizie o accordi discutibili come per l’area rinominata Feris 2 che per fortuna è decaduta dal Pug ma che avrebbe consentito l’edificazione di un’area inedificabile. E’ necessario privilegiare una rigenerazione urbana con una chiara regia pubblica, recupero e riqualificazione del patrimonio esistente sia in ambito abitativo che per le aree produttive dismesse.

La mobilità sostenibile è un altro tema insufficiente. Il rapporto tra il Piano urbanistico generale e il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) dovrebbe infatti essere sinergico. Non abbiamo rilevato, nella concretezza, linee di indirizzo in questa direzione, neppure per abbozzare proposte di mitigazione di aree congestionate dal traffico, come evidenziano le numerose osservazioni giunte dai cittadini e dai comitati ritenute non accoglibili. Pare un tabù parlare di ridurre l’uso dell’auto, ma solo interventi in questa direzione possono migliorare sia i livelli di inquinamento che la sicurezza stradale, nella città che le statistiche segnalano essere 104esima su 107 (dati Istat). 

Per convincere le persone a lasciare a casa l’auto e prendere il mezzo pubblico o la bicicletta serve una rete diffusa e integrata di mobilità pubblica e le piste ciclabili devono essere continue e definire circuiti integrati, associati a parcheggi scambiatori alle porte della città, alla predisposizione di sensi unici di marcia, oltre che di zone 30. E’ più che mai necessario un cambio di paradigma ed è proprio questo che non si intravede nel Pug adottato a maggioranza.

Il Piano manca anche di progetti simbolici e sperimentali da avviare subito in alcuni quartieri, invece di potenziare i parcheggi già esistenti in città, come avverrà nel caso di piazza Travaglio che verrà desigillata e piantumata, quindi resa bella e resiliente, ma prevedendo un parcheggio limitrofo alla piazza che passerà da 70 a 100 posti auto. Con alcuni emendamenti abbiano provato al rischio di edificare palazzi di multipiano nelle strade prospicenti le Mura, come via Bacchelli, via Gramicia e via Caldirolo o a sopperire a mancanze e ritardi nella programmazione urbanistica di Ferrara, come sul problema delle antenne per la telefonia, con il nuovo Piano antenne che non viene applicato e che non limita le installazioni su terreni privati. 

Anche la grave mancanza di un Piano del rumore incide a livello urbanistico sulle decisioni da prendere, in tema di viabilità e traffico automobilistico, ma anche su che luoghi destinare in città a concerti e grandi eventi. Il colmo lo abbiamo visto in Consiglio comunale quando la maggioranza ha bocciato tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza, compreso, incomprensibilmente e in totale incoerenza con se stessa, un emendamento de La Comune che chiedeva di inserire le distanze minime tra centrali di biometano/biogas e luoghi sensibili, contraddicendo di fatto e incomprensibilmente quanto di fatto votato in consiglio comunale all’unanimità dieci giorni fa, quando si è detto ‘no’ al permesso di costruire in deroga alle distanze minime, per la centrale di Gaibanella.

Per quanto riguarda la carenza metodologica con cui è stato condotto un processo di lavoro durato più di due anni, riteniamo che “partecipazione e trasparenza”, cardini della Legge regionale 24/201, siano state gestite in modo superficiale rispetto alla complessità degli obiettivi dichiarati. Appena due incontri pubblici aperti alla cittadinanza a novembre 2023 e la scarsa inclusione dei gruppi più vulnerabili non possono definirsi un vero percorso partecipativo. E’ mancata chiarezza sugli obiettivi della partecipazione: gli scopi del processo andavano meglio definiti e comunicati in modo trasparente, così che i cittadini comprendessero quali aspetti della decisione pubblica erano aperti al contributo e quale sarebbe stato il peso delle loro osservazioni e suggerimenti.

Nonostante la Giunta avesse deliberato di attivare forme di contraddittorio tra chi presentava osservazioni e l’Amministrazione, a molti degli osservanti non è stato garantito l’accesso alle valutazioni tecniche, comportando di conseguenza un impegno della minoranza a svolgere una funzione di intermediazione in Commissione consiliare. Tutto questo va in direzione contraria a una visione partecipata della nostra città.

Il Pug è il Piano più importante degli ultimi decenni e più importante per i prossimi decenni, per il futuro della città e delle giovani generazioni e sarebbe stato fondamentale fosse condiviso quanto più possibile. Incredibilmente abbiamo assistito invece anche a una grave bocciatura, quella di un emendamento in cui si chiedeva la possibilità come minoranza di partecipare agli incontri di monitoraggio del Piano, per esercitare la funzione di vigilanza e controllo che il nostro mandato prevede”.

La Comune di Ferrara