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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Le immagini fantascientifiche che stai vedendo in alcune pagine di questo sito sono in gran parte prodotte con intelligenza artificiale e non rappresentano un programma. Vuoi che sia la tua fantasia a disegnare il futuro della città? Partecipa anche tu alle attività de “La Comune di Ferrara”. Sostituiremo nel tempo le immagini artificiali con scatti reali delle attività sviluppate dal nostro gruppo.

Ventitrè settembre duemilaetrenta

“Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi; eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell’altra parte — a farla breve, gli anni erano così simili ai nostri, che alcuni i quali li conoscevano profondamente sostenevano che, in bene o in male, se ne potesse parlare soltanto al superlativo…”

Finalmente. Mi sono tolto gli auricolari e ho aperto il libro, ma c’è solo il tempo di leggere le prime righe, il celebre incipit del “Racconto di due città“. Una voce fuoricampo ripete il nome della città che stiamo velocemente raggiungendo; riconosco la pronuncia, sempre con una erre sola, strascicata, inconfondibile.

La metropolitana di superficie è stata inaugurata la settimana scorsa, ora da Bologna è un lampo. Il treno veloce è già entrato in stazione, frena quasi senza rumore, si ferma, le porte automatiche si aprono di scatto, i ragazzi schizzano fuori e corrono verso l’uscita.
Esco anch’io, ancora il libro in una mano, mi fermo sui gradini della stazione e guardo la piazza, a destra e a sinistra. Oggi, 23 settembre dell’anno del signore 2030, la città sembra uguale a se stessa, la stessa di… vediamo quanti? 7 anni, giusti giusti, dal giorno in cui è cominciata tutta questa storia.

Magari ha ragione Dickens, quello del libro, che gli esseri umani e le loro relazioni (i primi hanno inventato la città, le seconde sono il suo principiale ingrediente) non cambiano né in 7 e neppure in 70 anni. Cambiano, forse, almeno un po’, ma ci vuole molto più tempo. Quello che è cambiato in un attimo, si è ribellato, si è messo di traverso, è il clima. La crisi climatica ha battuto tutti sul tempo, le città e noi che le abitiamo, tutti troppo distratti per accorgercene e porvi rimedio.
Bisognerebbe dire anche di chi è la colpa. No, adesso no, non ho voglia di infilarmi in una tirata politica. Inquinerebbe il mio sguardo e il mio monologo interiore. Anche il mio umore.

Ecco, giusto il cambiamento climatico. Infatti qui a Ferrara fa un caldo boia. Sono fermo. immobile, sandali calzoncini maglietta, ma sto già cominciato a sudare. Per entrare in città si va a sinistra. I due orrendi palazzoni sono ancora al loro posto, vorrebbero essere ma non sono neppure grattacieli, sono solo il simulacro, il riassunto impietoso dell’età d’oro del cemento.

Però, guardo bene, la puntuta cancellata ideata dall’architetto Naomo Lodi è sparita. Nel parco, bambini sulle altalene, mamme e papà con piccoli appresso, capannelli di ragazzi neri e ragazzi bianchi. Più in fondo, alcuni sono impegnati in una accesa partita di basket. Le età e le voci si intrecciano senza scontrarsi, segno che il recinto di ferro non è stato rimosso per una qualche ragione politica, semplicemente: non serviva più.
I negozi al piano terra del Grattacielo sono tutti occupati, c’è anche un bar con i tavolini fuori e una piccola cartolibreria. La sala riunioni è in piena attività, in vetrina leggo il calendario settimanale fitto di appuntamenti, mentre la gloriosa Biblioteca Popolare Giardino ha trovato una nuova casa. E’ qui vicino, mi dice una donna con il velo, in un locale molto grande in via Cassoli, di fronte alla pizzeria ristorante Scaccianuvole.

Cammino attraverso il Parco della Stazione, niente asfalto, solo sentieri in terra battuta e stabilizzato. Prima di arrivare alle Barriere di viale Cavour, mi fermo nel chiosco verde. Chiedo uno sguazzone per arginare il caldo.  Il barista tunisino sta parlando con un carabiniere.
Si presenta, si chiama Mario, ed è una guardia di quartiere.
Allora Mario, faccio io, visto che ci diamo già del tu, devi raccontarmi qualcosa di questa Ferrara del 2030. E’ cambiata o no? Funziona o non funziona?

(Continua)

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